Maduro come Dilma, il Venezuela come il Brasile? Questa l’intenzione delle destre che, forti della maggioranza parlamentare ottenuta dalle urne il 6 dicembre, hanno votato ieri una risoluzione per avviare l’impeachment contro il presidente venezuelano: per abbandono dell’incarico senza autorizzazione dell’Assemblea nazionale e perché «di nazionalità colombiana». Il presidente in questi giorni sta effettuando un viaggio-lampo in alcuni paesi Opec e Non Opec per arrivare a un accordo sulla stabilizzazione del mercato del petrolio (che sarebbe prossimo) e dovrebbe tornare oggi.

Altro refrain delle destre, quello sulla «doppia nazionalità» del presidente, che persiste nonostante nella cittadina colombiana di Cucuta non risulti registrato. Secondo il documento, invece, l’elezione di Maduro sarebbe da invalidare. L’opposizione ha anche denunciato alla Corte Penale Internazionale i giudici che, in 7 stati, hanno rinviato la raccolta di firme per il referendum contro Maduro, previsto per il 26. Una decisione motivata per l’alto numero di frodi registrate durante la prima tappa del procedimento, pari all’1% degli aventi diritto. Le destre hanno inoltre denunciato le 4 rettore del Consejo Nacional Electoral, e chiesto la destituzione dei magistrati del Tribunal Supremo de Justicia, che ha finora respinto diverse leggi neoliberiste licenziate dal Parlamento sulla scia di quanto sta facendo Macri in Argentina o Temer in Brasile.

Nei giorni scorsi, l’opposizione più oltranzista ha tappezzato il paese di manifesti con le facce dei magistrati, indicandoli come bersagli. I deputati della Mud (Mesa de la Unidad) hanno invitato le Forze Armate a ribellarsi, e chiamato la piazza a farsi sentire. Hanno chiesto l’intervento degli organismi internazionali e sanzioni per il Venezuela, dove si sarebbe verificata « rottura dell’ordine costituzionale». Si è subito detto disponibile il Segretario generale dell’Osa, Luis Almagro, che ha promesso l’attivazione della Carta Democratica interamericana.

Un documento – ha fatto notare un’analista di opposizione, Leopoldo Puchi – assai simile a quello costruito in Cile ai tempi di Allende contro il presidente socialista, e votato il 22 agosto del ’73 dalla maggioranza della Camera. Per i chavismo, si tratta di un tentativo di «golpe parlamentare», sul modello di quello in Brasile. E, ieri, gruppi di manifestanti hanno fatto irruzione in Parlamento. Un giornalista di sinistra ha rimediato una sediata e diversi punti in testa. I deputati chavisti hanno dovuto intervenire per calmare gli animi: «Questo è un assaggio di quel che potrebbe succedere se continuate sulla via golpista», ha però ammonito il vicepresidente del Psuv Diosdado Cabello.

In ogni caso, la Costituzione bolivariana non prevede un impeachment come in Brasile, e il Tsj ha dichiarato il Parlamento in posizione di illegalità, per aver integrato tre deputati accusati di frode. La battaglia, quindi, è tutta politica. E ieri Maduro è stato ricevuto in Vaticano da papa Bergoglio.