«Non tralasciamo l’obbligo di debellare la fame». Così papa Bergoglio si è rivolto ai delegati della Fao, che ha ricevuto ieri in Vaticano: delegati di oltre 120 paesi, accompagnati dal Direttore generale della Fao, Graziano da Silva – rieletto con la più alta percentuale di consensi della storia dell’organizzazione – e dal presidente della 39ma Conferenza, La Mamea Ropati. Domani, nei locali dell’Oganizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, la conferenza – in corso a Roma dal 6 giugno – si chiude.

Nuovamente le parole dirette del papa argentino hanno avuto tonalità consonanti a quelle pronunciate alla Conferenza dai presidenti progressisti dell’America latina: da Lula da Silva (a capo dello stato brasiliano prima di Dilma Rousseff), all’argentina Cristina Kirchner e al vicepresidente venezuelano Jorge Arreaza, entrambi premiati dalla Fao per i loro veloci progressi contro la fame e per il benessere generale delle loro popolazioni.
Bergoglio è intervenuto alla Seconda conferenza internazionale sulla nutrizione (Icn2), che si è tenuta a Roma nel novembre del 2014, con un discorso di grande risonanza. Allora ha parlato delle cause che producono la povertà e delle inadempienze di quanti potrebbero agire e invece perseguono gli interessi del profitto. Ha invitato i leader mondiali alla coerenza e a trasformare parole e ritualità da vertice in azioni concrete per migliorare davvero il livello di nutrizione delle loro popolazioni.

Ieri, ha richiamato quel discorso: «La comunità internazionale – ha detto – deve saper rispondere all’imperativo morale che l’accesso al cibo è un diritto di tutti». Se tutti gli Stati membri «agiranno l’uno per l’altro, i consensi all’azione della Fao non tarderanno ad arrivare», ha affermato. Quindi, il papa ha espresso preoccupazione per il fenomeno dell’accaparramento delle terre coltivabili «da parte di imprese transnazionali e di Stati». Una pratica che «non solo priva gli agricoltori di un bene essenziale, ma intacca direttamente la sovranità dei Paesi». Poi, Bergoglio ha invitato a riflettere sulla speculazione dei mercati agroalimentari e sulla volatilità dei prezzi degli alimenti: «Prezzi così volatili – ha sottolineato – impediscono ai più poveri di fare programmi o di contare su una nutrizione anche minima». Da qui, l’esortazione: «Proviamo a percorrere un’altra strada».