Omissioni, silenzi, coperture, complicità: di tutto ciò si è macchiata la Chiesa cattolica in ordine ai crimini di pedofilia e di abusi e violenze sessuali, compiuti da preti e religiosi su minori e giovani in ogni parte del mondo.

LO RICONOSCE papa Francesco, in una «Lettera al Popolo di Dio» resa nota ieri, pochi giorni dopo la pubblicazione del rapporto del Grand jury della Pennsylvania (300 preti avrebbero molestato e violentato migliaia di bambini dal 1947 a oggi, mentre le autorità ecclesiastiche si giravano dall’altra parte) e alla vigilia del suo viaggio in Irlanda per l’Incontro mondiale delle famiglie, il 25 e 26 agosto, altro epicentro di abusi sessuali da parte del clero (il 26 a Dublino è annunciata una manifestazione di protesta al Garden of Remembrance). Francesco nella sua Lettera parla di «abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate. Un crimine che genera profonde ferite di dolore e di impotenza, anzitutto nelle vittime, ma anche nei familiari e nella comunità. Guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato. Guardando al futuro, non sarà mai poco ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi».

L’EVENTO che ha scatenato la redazione della Lettera, come ammette lo stesso pontefice, è il rapporto della Pennsylvania, che ha descritto uno scenario da libro degli orrori. «Preti stupravano bambini e bambine, e i superiori non solo non facevano nulla ma nascondevano tutto», si legge nel testo. «Prelati, vescovi, cardinali sono stati protetti, molti promossi», le diocesi hanno «nascosto la verità». Si parla dell’uso di alcolici per agevolare violenze sessuali, di un prete che violentò 5 sorelle e conservò il loro sangue mestruale, di un adolescente (a Pittsburgh) accusato dal vescovo di «aver sedotto» un prete (che aveva invece ammesso pratiche sadomaso ai danni di numerosi bambini), di un altro prete che abusò numerosi bambini nonostante sapesse di essere sieropositivo.

SONO FERITE che «non spariscono mai», che «non vanno mai prescritte» e «ci obbligano a condannare con forza queste atrocità» e «a concentrare gli sforzi per sradicare questa cultura di morte», scrive Francesco. Invece «il dolore delle vittime» per decenni «è stato ignorato, nascosto o messo a tacere». «Proviamo vergogna quando ci accorgiamo che il nostro stile di vita ha smentito e smentisce ciò che recitiamo con la nostra voce», «ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno». La riposta del «passato» è stata «l’omissione», quella di oggi e domani deve essere la «solidarietà», che a sua volta chiede «di denunciare», scrive Francesco, il quale si dice «consapevole dello sforzo e del lavoro che si compie in diverse parti del mondo», «come pure della diffusione della tolleranza zero», ma ammette che la Chiesa ha «tardato ad applicare queste azioni e sanzioni necessarie».

LE RADICI PROFONDE dei crimini di pedofilia? Secondo il papa sono «un modo anomalo di intendere l’autorità nella Chiesa (molto comune in numerose comunità nelle quali si sono verificati comportamenti di abuso sessuale, di potere e di coscienza)» e il «clericalismo», per cui «dire no all’abuso significa dire con forza no a qualsiasi forma di clericalismo».
Un atteggiamento che farebbe crollare dalle fondamenta la stessa struttura ecclesiastica, che proprio sulla autorità e sul potere clericale è edificata. Intanto, basterebbe approvare le quattro misure proposte dal Grand jury della Pennsylvania: eliminare la prescrizione per i reati di violenza sessuale su minori; estendere la possibilità di cause civili alle diocesi da parte delle vittime (bloccate proprio dalla prescrizione); chiarire le sanzioni per mancata denuncia dei casi di abuso di minori; impedire la copertura di informazioni alle forze dell’ordine.