In attesa che venga discusso (il primo ottobre) il ricorso per la sua ineleggibilità in quanto presunto incandidabile, il neosindaco di Riace Antonino Trifoli cerca maldestramente di confutare ciò che è inconfutabile. Ovvero che il borgo della Locride sia per definizione «la città dell’accoglienza». Per cui di buon mattino, accompagnato dai vigili urbani, da una pletora di leghisti del locale circolo e dal solerte parroco don Giovanni Coniglio, ha rimosso lo storico cartello che dava il benvenuto ai visitatori. Lo ha sostituito con un nuovo pannello che ribattezza Riace come «la città dei santi medici e martiri Cosma e Damiano».

In realtà, se avessero voluto, questi neofiti della toponomastica avrebbero dovuto precisare che i «santi medici e martiri Cosma e Damiano» sono i protettori dei rom, sinti e camminanti. Evidentemente, per realismo politico quest’aggiunta non c’è stata. A Salvini (e alla vigilia delle imminenti regionali) sarebbe preso un colpo.

In effetti, i santi Cosma e Damiano e l’omonimo santuario sono da decenni meta e ritrovo delle comunità tzigane da ogni parte del mondo. Si danno appuntamento qui, ogni anno, l’ultima settimana di settembre. E con la loro presenza calorosa caratterizzano l’atmosfera di Riace in occasione della festa dei santi medici. I loro costumi, il loro status vivendi così singolare e inconsueto, le loro appassionate piroettate folkloristiche, accompagnate da un tumulto di suoni, urli, battimani, avvolgono ogni anno il sagrato del santuario quasi a coprire i fragore dei fuochi che da sotto la chiesa si alzano in cielo. Va da sé che l’interesse di Antonino Trifoli non è dare pubblicità alla festa dei santi rom quanto piuttosto sbianchettare vent’anni di amministrazione Lucano. «A breve – ha annunciato il sindaco durante l’inaugurazione – al confine con i comuni di Camini e Stignano verranno apposti altri cartelli turistici». E in molti scommettono che andranno a sostituire tutti quelli che battezzano Riace come paese dell’accoglienza.

Non è dato sapere, al momento, chi abbia proposto, in base a quale delibera e con che motivazione, la sostituzione della cartellonistica.«È un’iniziativa dell’amministrazione in occasione del 350° anniversario dell’arrivo della reliquia di san Cosma a Riace» si è limitato a dire Trifoli. «Non sono un sindaco leghista – ha precisato – i santi Cosma e Damiano furono i primi profughi arrivati a Riace dalla Siria e abbiamo voluto ricordarli. Niente di più, niente di meno». Secondo il primo cittadino «Riace è e rimarrà il paese dell’accoglienza. Bisogna vedere cosa si intende per accoglienza: noi siamo per l’accoglienza spontanea e gratuita. Se invece si intende per accoglienza quella tramite progetti milionari per fare business allora per noi quella non è accoglienza».

A breve, secondo indiscrezioni, potrebbero sparire anche altri simboli come i murales che colorano i muri del borgo, opera tra gli altri del mediattivista Francesco Cirillo, o i grandi archi di legno che incorniciano l’ingresso al «Villaggio globale».

Lucano, ritornato nel borgo da 15 giorni, per ora preferisce non commentare. I suoi fedelissimi ribadiscono che questa scelta «conferma la voglia di cancellare la storia recente che ha fatto di Riace un punto di riferimento nel mondo. Conferma un sentimento di vendetta, ma con la vendetta non si costruisce futuro. Riace è stata e rimane il simbolo di una politica che attraverso la valorizzazione dei diritti umani ha saputo rispondere al problema dello spopolamento, alla riattivazione di servizi che erano stati cancellati dal calo demografico. Praticando umanità ha saputo creare un circuito di turismo solidale che ha ridato ossigeno ad una economia al collasso. Tutto questo non può essere cancellato dalla rimozione del cartello». E danno appuntamento al 5 ottobre a Lamezia per fondare con Lucano il movimento «Nuova Umanità». Forse per presentarsi alle elezioni regionali.