«Quanto illustrano le mie fotografie, gli scienziati dimostrano con le cifre, e le cifre sono inaudite». Così il fotografo e ambientalista francese Yann Arthus-Bertrand descrive il suo lavoro e denuncia gli effetti dello sfruttamento delle risorse del pianeta da parte dell’uomo. I suoi bellissimi scatti ritraggono, infatti, paesaggi d’eccezione, immortalati da una prospettiva aerea, e sono al tempo stesso un’eloquente critica all’abuso sfrenato delle risorse naturali. Il lavoro del fotografo è volto a promuovere la tutela dell’ambiente, attraverso la testimonianza della sua bellezza.
Questo è il filo conduttore della mostra Yann Arthus-Bertrand. La terra vista dal cielo, al Museo di storia naturale di Milano fino al 14 ottobre prossimo. Nel percorso espositivo, figurano centotré fotografie a colori che hanno già fatto il giro del mondo e sono state viste da centoventi milioni di visitatori. Sono immagini che costituiscono un inventario dei più bei paesaggi del pianeta, nell’ambito di un progetto patrocinato dall’Unesco volto alla tutela e alla valorizzazione ambientale.
Simbolo della rassegna è un cuore visto dall’alto, che è in realtà una laguna della Nuova Caledonia, l’arcipelago francese del Pacifico sud-occidentale. La regione del Grande Sud è divenuta celebre proprio grazie all’opera del fotografo e i suoi grandi laghi sono così potuti entrare a far parte della Convenzione di Ramsar, l’accordo internazionale per la conservazione e la gestione delle zone umide di importanza internazionale.
Quando a trent’anni, nel 1976, Arthus-Bertrand partì con la moglie per l’Africa, non aveva ancora chiara la sua vera vocazione. Nei tre anni passati in Kenya a studiare il comportamento di una famiglia di leoni, sorvolò più volte in mongolfiera e in elicottero la riserva africana di Masai Mara e solo allora scoprì la sua passione per la fotografia dal cielo. Una volta tornato in Francia diventò un fotoreporter specializzato in servizi naturalistici e di lì a poco fondò Altitude, la prima agenzia al mondo dedicata alla fotografia aerea. Dal progetto realizzato con l’Unesco nel 1994, La terre vue du Ciel, nasce la mostra, oggi allestita a Milano, ma anche un libro che raccoglie le immagini più belle, tradotto in ventiquattro lingue e con tre milioni di copie vendute.
Le fotografie che costituiscono il percorso espositivo sono il frutto di un ventennale lavoro del fotografo attraverso cinque continenti. Ritraggono il miracolo della natura vista dall’alto, ma anche gli effetti dell’operato dell’uomo sul pianeta: la cementificazione, l’avanzare dei deserti, la deforestazione e il problema dell’esubero dei rifiuti. Attraverso la bellezza e l’immediatezza della visione, Yann Arthus-Bertrand parla direttamente al cuore e risveglia le coscienze, ponendo questioni complesse, attraverso la semplicità dell’immagine. Completa l’esposizione il film Home, con cui il fotografo ha esordito come regista nel 2009, e che nella versione italiana ha la voce narrante di Isabella Rossellini.
Il lungometraggio, che è stato prodotto da Luc Besson ed è disponibile online, è un reportage del viaggio compiuto dal fotografo su un piccolo elicottero attraverso oltre cinquanta paesi.
Le riprese sono state effettuate in diciotto mesi attraverso speciali telecamere sospese che, originariamente progettate per scopi militari, hanno permesso una straordinaria stabilità e pulizia delle immagini. Se il documentario denuncia i nefasti effetti dell’attività umana sull’ecosistema, la sua conclusione è tuttavia costruttiva: le possibili soluzioni riguardano le energie rinnovabili e la cooperazione internazionale. D’altronde Arthus-Bertrand non è solo un fotografo, ma anche un ecologista convinto che da anni agisce attivamente per districare quei problemi che pone al centro del suo lavoro.
Nel 2005 ha fondato un’associazione internazionale, GoodPlanet.org, finalizzata alla sensibilizzazione della società verso le problematiche ambientali, ma soprattutto all’azione concreta per la loro risoluzione.
È proprio in quest’ottica che nasce il programma Action Carbone, con cui il fotografo dà l’esempio in prima persona: per compensare le emissioni di gas a effetto serra prodotte dalla sua stessa attività fotografica aerea, Arthus-Bertrand finanzia progetti per la riforestazione, il risparmio energetico e il riequilibrio delle emissioni di gas serra.
Il fotografo francese afferma di «aver visto la Terra cambiare. L’impatto dell’uomo si vede dal cielo. Durante i viaggi e le ricerche ho constatato che tutti gli scienziati che ho incontrato condividono la mia stessa inquietudine».
Perciò il suo lavoro mira a sensibilizzare la società e a promuoverne un’azione concreta: sono immagini che parlano più di mille parole e che, con la loro bellezza struggente, non possono che raggiungere direttamente il cuore di ognuno.