Non si vota solo a Roma. Nel capoluogo giuliano si andrà a votare il 10 ottobre, proprio lo stesso giorno della regata velica, quella “Barcolana” che richiama partecipanti da tutto il mondo e mette in acqua tutte le barche triestine: in tanti saranno costretti a riorganizzare completamente i propri orari per quella giornata, nella speranza, oltretutto, che la pandemia si plachi.

In città sta prendendo forma l’idea che sia necessario un nuovo soggetto, uno spazio politico nato non come lista elettorale né come improbabile sommatoria della residuale e frammentata “sinistra dell’ ex Pci”. Da tempo opera a Trieste un gruppo di giovani politicamente formati nelle esperienze di aggregazione universitaria e sociale, nei quartieri, nell’ associazionismo, nel volontariato, giovani che hanno conosciuto le esperienze di Coalizione Civica a Bologna ma anche quelle municipaliste di Barcellona.

Uno spazio politico con obiettivi ambiziosi quanto necessari: trasformare la città pensando ad una economia equa, con una seria attenzione alla crisi climatica, alla sicurezza sociale senza discriminazioni e a nuove forme di partecipazione e cooperazione. Un progetto politico che sappia dare gambe a quegli obiettivi attraverso la partecipazione attiva, le persone. Una netta discontinuità con le precedenti esperienze di governo locale: un ventennio in altalena tra destra e Pd senza che si percepiscano sostanziali differenze.

A questa novità guardano in molti, soprattutto a sinistra, quei tanti che non si sentono più rappresentati dalla politica tradizionale e dal suo essersi ridotta a ripetitive e stantie liturgie elettoralistiche. “Adesso Trieste” è nata come associazione di quella parte di città che guarda, si relaziona e interviene, come alternativa concreta alle tante proposte che nascondono spesso interessi ed appetiti opachi, soprattutto in tempi di Recovery Fund.

L’enorme area del Porto Vecchio da recuperare, non per alberghi e appartamenti di lusso, ma per ospitare realtà produttive e occupazionali, ecologicamente autosufficienti, collegate all’innovazione e alla ricerca scientifica e culturale. Il rilancio del Porto Franco Internazionale con una nuova area della logistica, la retroportualità, l’insediamento di attività produttive dopo decenni di stagnazione. Rivalutare il valore dell’intervento pubblico con scelte politiche che tutelino il territorio, l’ambiente, i beni comuni. Su queste basi, su progetti credibili e praticabili, essenziali per invertire il trend demografico pesantemente negativo, la battaglia è tutta aperta, non solo per le elezioni ma anche per il dopo.

E, chissà, un successo della lista di “Adesso Trieste” e di altre auspicabili realtà aggregatrici lungo lo stivale, potrebbero rappresentare l’embrione di quel “progetto più ampio per tutto il Paese” che auspicavano Bevilacqua e Scandurra sul manifesto pensando a Roma.

La ricostruzione della politica, questo serve, con il recupero di un più alto livello di democrazia, non consente scorciatoie o approssimazioni.