Il primo atto politico del nuovo segretario dei socialisti spagnoli (Psoe), il 42enne madrileno Pedro Sánchez, è stato dare indicazione ai propri eurodeputati di votare contro l’elezione di Jean-Claude Juncker a presidente della Commissione Ue. Una scelta difforme dall’orientamento ufficiale del gruppo parlamentare guidato dall’italiano Gianni Pittella. Il motivo: «Mostrare che siamo alternativi ai popolari sia in Spagna sia in Europa». Una decisione che ha provocato la reprimenda dell’influente quotidiano di centrosinistra El País, che nell’editoriale di ieri ha accusato il Psoe di avere osteggiato «il programma più sociale dai tempi di Delors», condannandosi così all’irrilevanza sulla scena continentale.

La paura che il neosegretario «sbandi a sinistra» agita i sonni dell’establishment liberal a cui dà voce l’autorevole giornale madrileno. In realtà, dalle prime interviste rilasciate alla stampa non sembra che il telegenico Sánchez voglia attuare alcuna particolare «svolta». Ha dichiarato che aspira a riportare il Psoe alle dimensioni dei tempi di González, che era in grado di ottenere negli anni ’80 maggioranze schiaccianti.

L’ex premier è tra i due principali referenti che il neosegretario ha voluto segnalare: l’altro è Matteo Renzi, apprezzato «per essere di sinistra e riformista». Anche per il nuovo leader, il Psoe deve «essere capace di attrarre il centro».

Sui rapporti a sinistra, per ora massima prudenza. Nessuna chiusura a priori, ma parole nette contro «i rischi di populismo»: l’allusione nemmeno troppo velata è a podemos, la grande sorpresa delle ultime elezioni europee.

Più chiarezza, invece, sulle prossime mosse del Psoe: al più tardi nella prossima primavera si terranno le primarie aperte, «all’italiana», per scegliere il candidato premier. Che potrebbe essere la candidata premier, cioè l’attuale presidente andalusa Susana Díaz, che secondo molti analisti è la vera artefice della vittoria di Sánchez alle primarie di domenica scorsa.

Il consigliere regionale madrileno partiva favorito, proprio perché godeva dell’appoggio (tacito, ma noto a tutti) della potentissima federazione dell’Andalusia, che da sola vale mezzo Psoe. Il voto di domenica ha rappresentato una novità assoluta: per la prima volta, a scegliere il leader del partito erano chiamati direttamente tutti i circa 200mila iscritti: lo ha fatto il 67% degli aventi diritto. Il vincitore ha ottenuto il 49% (pari a 64mila schede), secondo si è classificato il deputato Eduardo Madina (36%), ultimo il rappresentante della rediviva sinistra interna, José Antonio Pérez-Tapia (15%).