Successione a Narsultan Nazarbayev? Missione compiuta. Da ieri il Kazakhstan, l’ex Stato sovietico del Centroasia, ha un nuovo presidente. Si tratta di Kassym Tokayev, già premier del paese e già indicato da tempo dallo stesso Nazarbayev come colui che dovrà portare il Kazachstan nel XXI secolo, eletto domenica con il 70,6% dei voti.

Per la prima volta, però, il dopo voto è stato segnato da manifestazioni di piazza ad Alma-Ata e nella capitale. Due giorni fa, ai cortei per contestare la legittimità del voto, sono stati fermati dalla polizia oltre 500 dimostranti mentre altre decine hanno dovuto ricorrere alle cure dei pronti soccorsi dopo tafferugli con le forze dell’ordine.

Ieri le manifestazioni si sono ripetute, seppure con minor intensità: i fermi sono, secondo quanto riferisce l’agenzia Tass, oltre cento, mentre una ragazza sarebbe stata ricoverata in ospedale a causa di varie ferite.

Malgrado le violenze e la cappa di autoritarismo che permea il paese, queste elezioni segnano un cambiamento parziale di clima. Negli ultimi decenni grazie alle straordinarie ricchezze presenti nel sottosuolo del paese (il Kazakhstan è il primo produttore al mondo di uranio, il 17° di gas e il 15° petrolio) è cresciuto il tenore di vita e il livello di istruzione della popolazione soprattutto nelle grandi realtà urbane.

E mentre ciò ha prodotto la richiesta di una maggiore trasparenza della vita politica segnata dal dominio di poche famiglie oligarchiche e da un’invadente corruzione, si è assistito al contempo a una tenace resistenza del movimento sindacale e dei diritti umani.

Non a caso la partecipazione al voto a Sur-Sultan (il nome assunto da Astana in onore di Nazarbayev dopo il suo ritiro dalla scena politica) la partecipazione al voto è stata del 24% inferiore alla media del paese. In questo quadro il nuovo presidente intende riformare il quadro politico sostituendo la mano pesante spesso usata del suo predecessore con un «autoritarismo benevolente».

Anche per questo alle elezioni ha preferito farsi riconoscere un sobrio 70% dei voti contro il 97,7% cui era abituato a farsi “incoronare” Nazarbayev. Garantita per la prima volta la partecipazione a un vero candidato dell’opposizione. Armizan Kosanov, difensore dei diritti umani e dei lavoratori e più volte incarcerato dal regime per le sue battaglie, ha ottenuto un significativo 15%.