Il giorno dopo, è il giorno degli avvertimenti ai dissidenti. «Da oggi si cambia scenario» dice Roberta Lombardi l’ex capogruppo del M5S alla Camera sempre in prima linea quando si tratta di difendere Beppe Grillo. Archiviato il caso Gambaro con 79 parlamentari favorevoli all’espulsione e 42 contrari, il destino della senatrice che ha osato criticare Beppe Grillo è affidato adesso al giudizio della rete. Ma il risultato, visti i commenti poco lusinghieri nei suoi confronti espressi nei giorni scorsi, è praticamente scontato. Al punto che la Lombardi può permettersi di mandare un messaggio chiaro a quei senatori e deputati che da settimane non nascondono il proprio malcontento per come vanno le cose nel Movimento. «Da ieri (lunedì, ndr) ci sono diverse persone che sanno che abbiamo detto basta. Da oggi in poi chiunque continui a lavorare oscurando il lavoro dei colleghi deve prendere contezza che non è quello il nostro modo di fare politica: devono uscire». Insomma, chi non è in linea, può anche accomodarsi.

Arriva tardi l’ex capogruppo. Sì perché nel frattempo è già scoppiato un altro caso Gambaro, questa vota alla Camera. Protagonista la deputata sarda Paola Pinna che prima a La Stampa e poi a Piazzapulita su La7 parla di clima da «psico-polizia» e di movimento ormai diviso tra «talebani» e dissidenti. Più che sufficiente per finire nel mirino e rischiare anche lei la stessa gogna subita dalla Gambero. «Pinna? Non la conosco chi è?» domanda provocatoriamente Roberta Lombardi mentre parla con un centinaio di militanti accorsi ieri mattina per esprimere solidarietà a Grillo e al Movimento. «Strano, mai sentita parlare in assemblea». Poche ore e «Paola Pinna… chi?», scritto a caratteri cubitali diventa il titolo della pagina Facebook che il M5S dedica alla nuova dissidente. Mentre parte la solita accusa, rivolta ormai quotidianamente contro chiunque esprima disagio, di agire solo per i soldi. «Non me lo spiego perché alcuni si stanno allontanando dalla linea del Movimento», dice ad esempio un altro fedelissimo doc come Alessandro Di Battista. «Mi piange il cuore nel vedere che qualcuno se ne va proprio quando si tratta di restituire i quattrini». E in serata il deputato Andrea Colletti annuncia: «Ho chiesto di avviare una procedura di espulsione» per Paola Pinna. «Ho mandato una mail al mio capogruppo e al gruppo, quindi l’avrà ricevuta anche lei».da parte sua, come già fatto da chi l’ha preceduta sulla stessa strada, Pinna resiste: le perplessità che esprimo sono quelle di tanti. Smentisco qualsiasi passaggio ad altri gruppi. Io resto nel M5S».

Dire che tra i parlamentari stellati tira una brutta aria è dire poco. «C’è un clima di sospetto nel movimento 5 Stelle. Ho votato contro l’espulsione della Gambero e il prossimo espulso potrei essere io», dice all’Huffington Post Tancredi Turco, capogruppo del Movimento in commissione Giustizia della Camera. «Ormai bisogna solo cercare di evitare nuove espulsioni» spiega invece un senatore, mentre un altro parlamentare, alla domanda se davvero una scissione è alle porte, preferisce rallentare: «Per ora non se ne parla, e poi comunque i numeri non sono sufficienti per dar vita a un governo con il Pd». Anche se, va detto, il voto contro la senatrice Gambaro ha rappresentato sì una vittoria dei falchi, ma allo stesso tempo ne ha messo anche in luce la potenziale debolezza: oltre ai 42 contrari all’espulsione non vanno infatti dimenticati i 30 parlamentari assenti e i 9 che si sono astenuti. Che in tutto fanno 81. Anche considerando che non tutti si schiererebbero con i dissidenti, resta sempre un bel numero, che fa fare al deputato una considerazione: «E’ chiaro che ci sono due modi di intendere il Movimento, ma se loro tirano troppo la corda con le espulsioni, se continuano a dire che vogliono ripulirsi dai dissidenti, non può durare a lungo». Quanto potranno resistere i dissidenti? «Tutto dipenderà da come riusciremo a lavorare. Se potremo farlo serenamente allora nessun problema, altrimenti… C’è il rischio che si crei una specie di mobbing politico».

«Con Pinna ci parleremo e cercheremo di avere un colloquio franco e serrato – dice Nicola Morra, capogruppo al Senato -. Se poi a seguito di tale colloquio ci dovesse essere un’appendice di dissenso dovremo valutare quale strada seguire». Le parole «appendice di dissenso» non suonano bene. «Le espulsioni non risolvono i problemi», avverte il senatore Lorenzo Battista, che dubita si possa arrivare all’espulsione della Pinna: «Altrimenti qua ne resta uno solo».