Ascoltandolo qualcuno ha seriamente pensato che fosse l’imitazione di Crozza che gli faceva dire il contrario di quanto ha sempre sostenuto. E invece pare proprio che fosse Renato Brunetta a presentare le sue linee programmatiche in audizione alle commissioni Lavoro e Affari costituzionali di Camera e Senato per il suo ritorno al ministero della Pubblica amministrazione dieci anni dopo aver coniato l’espressione «fannulloni». In realtà qualche parola d’ordine è rimasta – «punizione», «premialità» – ma il Brunetta del governo Draghi sembra puntare ad essere anni luce diverso da quello dell’ultimo governo Berlusconi. Qualche sua frase rende l’idea: «Pa è lo stato, è il volto della repubblica che si presenta nella vita di tutti i giorni, è la nostra vita, sono i servizi che fanno la nostra vita, le nostre tasse, determinanti per la vita e le imprese, quello che trasforma le regole e le istituzioni in servizi, cura, sicurezza». E ancora: «Gli assi sui quali ci muoveremo nella realizzazione del programma del nostro governo è l’inizio di un nuovo alfabeto per la pubblica amministrazione: a come accesso, b come buona amministrazione, c come capitale umano e d come digitalizzazione». E ancora più sorprendente: «Tutto questo non si fa, non si realizza se non c’è coesione sociale, responsabilità. Questa è l’unica strada. È il momento di cambiare il nostro paese. Il modello è per noi quello del dialogo sociale, della collaborazione tra attori responsabili che condividono un disegno e una visione e mettono a disposizione del paese le loro competenze e conoscenze per realizzarli». E infine l’elogio di una collega del M5s: «Ringrazio il mio predecessore Fabiana Dadone per lo straordinario lavoro fatto».
E se il Corriere tre settimane fa rilanciò i suoi giudizi sullo smart working di giugno («Basta, i lavorori tornino in ufficio» – spacciandoli per le prime dichiarazioni da ministro – ecco invece il pensiero del Brunetta draghiano: «Il lavoro agile è stato forse il più grande esperimento sociale di questa pandemia del nostro paese quindi non posso che pensare bene rispetto a questa rivoluzione culturale, personale, legata al lavoro e alle famiglie, che coinvolge l’intera società, le imprese e gli uffici». Incredibile.
Ma non è finita. Oggi Brunetta farà riaprire la sala Verde di palazzo Chigi – quella della «concertazione» – per firmare un Patto con i sindacati confederali alla presenza di Mario Draghi con la firma del «Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale» con i segretari generali di Cgil, la Cisl e la Uil. «Con il Patto fisseremo le premesse per una relazione volta a costruire un nuovo modello di lavoro pubblico improntato alla valorizzazione delle persone, crescita delle competenze, produttività e migliore qualità dei servizi per cittadini e imprese». Una specie di paradiso.
Fra gli stessi sindacati in molti non credono al cambiamento e temono la fregatura. E quindi non vogliono commentare le parole di Brunetta e sono abbottonatissimi sul testo del Patto che in realtà raccoglie solo titoli e slogan senza alcun impegno reale per il futuro della pa.