Si vuole comunicare una esperienza di turismo culturale in cui è stato chiesto all’arte contemporanea di farsi ponte tra sguardi moderni e saperi antichi nonché minoritari come nel caso del territorio della valle del Lys segnato ancora nel paesaggio, e nella lingua, dalla cultura walser. L’attività espositiva condotta in questi dieci anni a Gressoney-Saint-Jean è stata pensata fin dall’inizio come una possibilità di attingere alla tradizione tessile del territorio come a un serbatoio di idee cui connettersi per nuove creazioni. Una modalità non nuova ma ancora scarsamente diffusa. La rilettura dei linguaggi e della cultura materiale è stata pratica diffusa e fruttuosa dalle avanguardie del primo Novecento. Il ricamo popolare russo ha generato l’opera oggi esposta alla galleria Tret’jakov di Mosca come esito delle ricerche avviate dalla Goncharova sul lavoro femminile, parte di più ampie ricognizioni operate dagli artisti russi nel campo del ricamo e dell’arte popolare. Ci si può domandare se oggi, ai fini di una valorizzazione delle minoranze etniche, giovi maggiormente una vetrina museale o un recinto folkloristico. E una domanda sottesa a tutte le edizioni succedutesi in questi anni, e credo che un doppio binario possa e debba coesistere. La memoria orale, secolare, tramandata, non può essere abbandonata a sé stessa. Inevitabile però è il rischio di una congelazione, nel recinto territoriale, di linguaggi che invece possono nutrire nuovi immaginari e ravvivare domande sui luoghi e sulla storia grazie anche all’effetto spiazzante provocato dal linguaggio moderno e da nuovi contesti. È possibile quindi far riemergere sedimentati di memoria collettiva senza limitarsi alla dimensione rassicurante della tradizione per aprirsi alla storia che è sempre una domanda posta al passato dal nostro presente.

A Gressoney-Saint-Jean l’attività espositiva temporanea ha trovato una sua sedimentazione permanente lungo un itinerario che, tra interni ed esterni, conduce il visitatore a sostare e guardare. Una forma di turismo culturale che si declina nella lentezza di una passeggiata e nel piacere della scoperta di micro luoghi che sono poi la caratteristica di questi territori. È andata così crescendo nel tempo la consapevolezza di poter offrire una modalità di conoscenza che si va affermando sempre più in Europa. In un suo intervento per il Mibac, Greg Richards sostiene che una adeguata offerta rende accessibile la cultura a un numero vasto di persone sempre più attratte da modalità che, anche attraverso le guide locali, sanno restituire frammenti di vita quotidiana. È evidente che «l’evoluzione del mercato turistico-culturale ha portato ad una generale espansione della domanda, dalla cultura tradizionale e dal patrimonio verso la cultura contemporanea e la creatività». Apprezzabile quindi la sensibilità mostrata dalle istituzioni pubbliche, in primis il Comune di Gressoney-Saint-Jean e della Regione Valle d’Aosta, che hanno sempre collaborato in questo percorso quasi decennale che potrebbe trovare ulteriore forza in una rete che si potrebbe costruire non solo a livello regionale, ma anche europeo.