Sono 60 le persone uccise in una serie di attacchi coordinati in diversi villaggi nello stato di Sokoto, Nigeria nord-occidentale, da alcuni gruppi di «banditi» – secondo il governo che minimizza – o «terroristi jihadisti», secondo fonti mediche e locali riportate questo giovedì dall’agenzia Afp.

Esecuzioni brutali visto che tutti gli abitanti di diversi villaggi (Garki, Dan Aduwa, Kuzari, Katuma e Masawa), prevalentemente agricoltori e pastori di bestiame, «sono stati uccisi e colpiti alla testa con una e vera e propria esecuzione di massa», dicono i medici del Sabon Birni General Hospital.

Nella ricostruzione fatta dalle autorità «dozzine di uomini armati sono arrivati in moto nei villaggi e hanno aperto il fuoco nella notte, andando a prendere gli abitanti nelle loro case». L’area di Sabon Birni, a 175 km dalla capitale dello Stato, Sokoto, è stata recentemente oggetto di numerosi attacchi visto che, già lunedì scorso, «altre 18 persone sono state uccise in raid coordinati su altri villaggi del distretto», secondo fonti locali.

«La Nigeria settentrionale è diventata la base naturale di gruppi criminali, che generalmente attaccano i civili per rubare bestiame o cibo e per compiere rapimenti, confluiti in questi ultimi mesi nelle fila di Boko Haram o Iswap (il ramo legato allo Stato Islamico)», hanno affermato con allarme i governatori degli Stati settentrionali in una dichiarazione congiunta del Northern Governors Forum. «Finora questi gruppi hanno agito senza alcuna influenza ideologica – continua il comunicato – ma attualmente gli Stati del nord sono diventati un “ponte” tra i diversi movimenti jihadisti nel Sahel e la regione del Lago Ciad».

Preoccupazioni che si vanno ad aggiungere alla difficile situazione legata alla pandemia di Covid-19, visto che la Nigeria in poche settimane è diventata il quarto paese (dopo Sudafrica, Egitto e Marocco) con il più alto tasso di contagi (8.915 casi e 259 decessi) del continente africano.

Secondo gli ultimi bilanci del Centro nigeriano per il controllo delle malattie (Ncdc), le regioni settentrionali (Kano, Sokoto, Katsina, Jigawa e Borno) sono il secondo più grande focolaio in Nigeria dietro Lagos, nel sud, dove ci sono la metà dei contagi di tutto il paese.

«Non possiamo negare che il Covid-19 stia devastando Kano e le altre regioni del nord – ha detto all’Afp la portavoce della Croce Rossa nigeriana, Alyona Synenko – I test sono pochi e la rilevazione dei decessi molto spesso non viene fatta o è associata ad altre cause, senza contare che nella stagione calda c’è anche il propagarsi di altre malattie come colera, tifo, meningite e morbillo».

Anche le ong presenti nel nord «lamentano carenze da parte del governo centrale nell’intervenire per arginare una situazione esplosiva». Gli operatori umanitari e le autorità locali hanno avvertito che se il virus colpisse gli oltre due milioni di sfollati nella regione del Lago Ciad, che già soffrono di terribili condizioni mediche e di salute, «l’epidemia sarebbe catastrofica».

«Nonostante tra i profughi ci siano molti giovani, mancano medicine, dispositivi di protezione e il loro sistema immunitario è molto indebolito dalla mancanza di cibo, acqua e condizioni sanitarie generali – conclude Synenko – La loro condizione di fragilità, se possibile, è peggiorata visto che sono colpiti da Boko Haram e minacciati dal coronavirus».