Esistono film come Il diritto di contare e Loving che raccontano di individui che hanno preso coscienza di una realtà, al punto da volerla modificare per se stessi e per gli altri. Ci sono horror come The Bye Bye Man che, al contrario, alludono a una realtà che deve rimanere immutabile, pena la diffusione di una lunga e interminabile scia di sangue. Così, diversamente dalle donne afroamericane che conquistarono il diritto di lavorare ovunque e di amare chiunque, i protagonisti del film di Stacy Title, tratto dal libro di Robert Damon Schneck, The Bridge to Body Island, ripetono fino all’ossesso: «Non dirlo, non pensarlo, non dirlo, non pensarlo…».

Elliot, John e Sasha incidentalmente vengono a contatto con un mostro che si muove al confine tra realtà e immaginazione, che si nutre delle paure altrui. In precedenza, ad altri era toccata la stessa sorte. Hanno conosciuto il Bye Bye Man e pronunciando il suo nome, cercando la verità, lo hanno diffuso come un virus che intacca le menti con una sola e inevitabile conseguenza: follia e morte. Un inno al silenzio e all’assenza di pensiero.