Ogni genere nasce da un insieme di fattori – alcuni economici, altri tecnici e altri ancora tematici. Il ciclo di film dagli anni quaranta agli anni cinquanta, chiamati ‘Film Noir’ dai critici francesi, non appartenevano ad un genere ben definito dai registi e dagli scrittori stessi. Per loro i film erano film ‘gialli’, con poliziotti e criminali o gangster.

Ma l’utilizzo di nuove pellicole e lenti più sensibili, permise la ripresa di scene notturne o in presenza di poca luce. Nel 1943 «Quarto Potere» fotografato da Gregg Toland rivelò la possibilità di un’estetica noir ma film come «Detour: Deviazione per l’inferno» dimostrarono anche che si potevano fare dei film con un budget basso. Gli angoli oscuri e le ombre notturne ben nascondevano i difetti dovuti alla mancanza di soldi. Per quanto riguarda i temi, quello principale era l’ansia lasciata dal dopoguerra. Gli uomini tornavano dal fronte con un nuovo modo di vedere, guardavano la società con sospetto e molta di quella paranoia si focalizzava sulla figura della femme fatale. Una donna sfuggita al controllo del maschio, con un’indipendenza pericolosa e fatale.

Questa visione può essere interpretata come una nuova misoginia, dovuta all’ansia – uomini che tornano dalla guerra che non sanno che cosa è successo in loro assenza. Ma la femme fatale esisteva già prima della guerra. Vedi «L’Angelo Azzurro» o «A fool there was» del 1915 con la prima Vamp – Theda Bara interpretava una donna chiamata semplicemente la vampira. Questo punto di vista maschile racconta solo una parte della storia dei Film Noir. Le donne hanno avuto molti più ruoli nel noir. Prendiamo per esempio Ida Lupino, attrice, regista e scrittrice che fece alcuni dei migliori film del genere, in particolare «La belva dell’autostrada» del 1953.

E poi la femme fatale non era un elemento assolutamente necessario e infatti abbiamo un sacco di film senza di lei, come «Un bacio e una pistola» e altri film in cui le donne ricoprono altri ruoli. Più recentemente, «Widows» ha preso una storia abbastanza familiare ma lo ha fatto utilizzando un cast femminile. Del 2003, «In the Cut» di Jane Campion e «A Beautiful Day – You Were Never Really Here »di Lynne Ramsay hanno rappresentato due noir eccezionali. Karyn Kusama è solo l’ultima donna a trovare nel noir uno spazio dove indagare negli angoli più bui di una donna disperata nel suo ultimo film «Destroyer».

Nicole Kidman è irriconoscibile nei panni di Erin Bell, una detective della polizia con problemi di alcol e una storia oscura e piena di segreti. Ha anche una figlia con cui non riesce ad avere un rapporto normale e un omicidio la riporta indietro nel suo passato di agente undercover. Erin è sia la protagonista distrutta dalla femme fatale e la femme fatale stessa. Come nei noir degli anni passati siamo distrutti da noi stessi più che da forze esterne.