La leadership mediatica di Giuliano Pisapia sul progetto di (centro)sinistra prossimo venturo sta stretto alla sinistra del teatro Brancaccio che non nasconde le sue critiche. In un incontro organizzato ieri al Senato dall’associazione per il rinnovamento della sinistra (Ars), presieduta da Aldo Tortorella e Vincenzo Vita, i nodi sono venuti al pettine a cominciare con l’intervento di Anna Falcone, autrice dell’appello del Brancaccio con Tomaso Montanari: «Si sta creando un dibattito che si occupa del proprio ombelico con una discussione sulle alleanze e sulla leadership – ha detto – Al Brancaccio non abbiamo delimitato un’area chiusa della società civile contro la politica ma abbiamo parlato di una politica al servizio dei cittadini. Il nostro invito al dialogo viene rigettato giorno dopo giorno. Inizio a pensare che chi non vuole discutere non ha nulla da proporre. In queste condizioni si rischia di fare un accordicchio, non una lista unitaria e una sinistra seria con un programma credibile». Pur senza nominarlo, il riferimento polemico di Falcone era Pisapia.

A Arturo Scotto, ex Sel ora in Mdp, è toccato il compito di ribadire la centralità di Pisapia nel progetto del (centro)sinistra: «È necessario costruire una sinistra che ricostruisca il campo largo del centro-sinistra senza veti a destra e a sinistra, oltre il sì e il no» ha detto, probabilmente riferendosi al fatto che Pisapia ha votato «Sì» al referendum del 4 dicembre, mentre tutta la sinistra ha votato «No» e su questo intende dare battaglia in chiave anti-Renzi e anti-Pd. «È probabile che la sua sia solo una dimensione mediatica, e che fuori non esistiamo – ha continuato Scotto – Ma bisogna fare i conti con Pisapia: esiste e determina fatti politici».

Per Rifondazione Comunista e Sinistra Italiana questa prospettiva ineluttabile non è accettabile. Dopo il forum al Manifesto, Maurizio Acerbo lo ha ribadito nella discussione di ieri all’Ars che invitava a riflettere sull’«unità della sinistra»: «Falcone e Montanari hanno chiesto ai partiti di fare un passo indietro per costruire una lista di sinistra. Noi e anche Sinistra Italiana ci stiamo – sostiene il segretario di Rifondazione – Mdp dice che vuole fare il centrosinistra che è un’altra cosa. Se l’appello del Brancaccio fosse stato accolto non ci troveremmo in questa impasse, la loro risposta è stata piazza SS. Apostoli. Insisteremo per creare un’unità, ma arriverà un momento in cui il tempo si fermerà e si dovranno prendere delle decisioni».

«Non vorrei che per la preoccupazione di evitare divisioni dopo le elezioni si finisca per dividersi prima» ha detto Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana. Il messaggio a Pisapia è chiaro: «Non sono disponibile a seguire come l’intendenza un processo che non trovo convincente. Penso che chi si sente unito più al Pd che a noi, come ha detto Pisapia di recente, ponga un problema politico gigantesco. Dopo l’«aiutiamoli a casa loro» che Renzi ha detto sui migranti non può dirlo. Le leadership e soprattutto i programmi si costruiscono insieme».

«È in corso una battaglia politica sul senso di questa lista – hanno detto Massimo Torelli e Alfonso Gianni (Altra Europa) – Bisogna spingere al confronto sui territori per capire chi esiste e chi no in questa partita». «Su cosa chiederemo il voto? Sul fatto che siamo uniti? Non è sufficiente – ha concluso Bia Sarasini (Altra Europa) – Un progetto politico deve farsi carico della vita materiale delle persone e da questo trovare un accordo su una lista elettorale».