Ogni progetto di campo eolico, su terra o nel mare, deve conquistarsi, oltre alle autorizzazioni, anche il favore del territorio. Per favorire l’accettabilità sociale dei progetti, il paese leader delle turbine, la Danimarca, ha avuto fino al 1 giugno 2020 una legge che garantiva un «diritto di acquisto» per la comunità locale di una quota del 20% di ogni impianto (valeva anche per il fotovoltaico): le quote non vendute, venivano offerte agli abitanti del comune dove sorge l’impianto.

In questo modo, almeno il 20% della proprietà degli impianti in Danimarca è diffusa, secondo i dati di Winddenmark. L’impianto off-shore Middelgrunden – uno dei più fotografati al mondo – a 4 km da Copenhagen, è posseduto per il 50% da una cooperativa. Lo scorso anno la normativa è stata cambiata e al posto del diritto di acquisto è stato introdotto un diritto di vendita per chi risiede nelle vicinanze di un parco eolico, oltre a varie tipologie di esenzioni fiscali e bonus calcolati in base alla distanza dall’impianto.

In Italia le cooperative per la vendita e la produzione di rinnovabili si contano sulle dita di una mano. La più grande si chiama ènostra, nata dal progetto europeo Rescoop 20-20-20 per favorire l’accettabilità dell’energia rinnovabile. ènostra acquista e vende energia rinnovabile che risponde a criteri di sostenibilità ambientale ed eticità e consente di investire in impianti rinnovabili, perché, ci dice Sara Capuzzo, presidente di ènostra, «se non produci nuova energia non sposti niente. In Italia riscontriamo un certa rigidità a prescindere da parte dei territori nei confronti degli impianti rinnovabili, che alla fine non fa che favorire le fonti fossili. Noi insistiamo a dire che i comitati locali avanzino richieste per avere garantite opportunità di lavoro o per favorire il turismo energetico».

A Gubbio, in Umbria, sta installando la sua prima turbina eolica da 900 kW che produrrà energia per il fabbisogno annuo di 900 famiglie; a Crispiano (Taranto) un altro impianto per il fabbisogno di 500 famiglie. Piccolo è bello? «Noi crediamo che una valutazione vada fatto caso per caso, non esiste una regola, le variabili sono tante, dipende della situazione specifica. Anche turbine più piccole possono creare problemi di rumore e ombra. L’importante è garantire agli investitori massima trasparenza. Lo spazio c’è per tutti, grandi e piccoli investimenti. Siamo in ritardo nelle rinnovabili e ce n’è un’urgenza estrema», dice Capuzzo.