Nessun negoziato, nessuna ritirata: è il messaggio che ieri da Aleppo le opposizioni hanno inviato alla Russia, dopo le voci di negoziati segreti diffuse nei giorni scorsi. Il dialogo, mediato dalla Turchia, non sta conducendo a molto: i “ribelli”, ormai prossimi alla sconfitta, continuano a combattere. In alcuni casi anche a segnare piccole vittorie: ieri sono avanzati nei distretti di Karam al-Katerji e Karam al-Rahal, a Aleppo est, dopo duri scontri con i governativi. Ma l’esercito di Damasco domenica aveva ripreso i quartieri di Myessar e Qadi Askar, portandosi a meno di un km dalla cittadella.

Il rifiuto a ritirarsi pacificamente è giunto dopo le dichiarazioni del ministro degli Esteri russo Lavrov che ieri ha parlato di un dialogo aperto con Washington su un piano di evacuazione delle opposizioni dalla capitale del nord: «Appena ci sarà accordo su tempi e vie di evacuazione – ha detto Lavrov in vista dell’incontro che si dovrebbe tenere oggi o domani a Ginevra – il cessate il fuoco entrerà in vigore. Quei gruppi armati che rifiuteranno di lasciare Aleppo est saranno considerati terroristi e trattati come tali».

L’idea è seguire il modello applicato in altre zone della Siria, come Daraya a Damasco e al-Wair a Homs: uscita in sicurezza e trasferimento a Idlib, città settentrionale da anni in mano a Jabhat Fatah al-Sham, l’ex al-Nusra. Così si compirebbe il piano del fronte pro-Assad che vede nella creazione di piccole enclavi “ribelli” la migliore soluzione: discontinue e lontane, accerchiate dal governo e dunque destinate a morire da sé.

Potrebbe succedere a breve anche ad Aleppo seppure al momento i gruppi di opposizione, riunitisi nei giorni scorsi sotto la bandiera del neonato “Esercito di Aleppo” rigettino qualsiasi proposta di ritirata. Eppure le speranze sono poche: due terzi di Aleppo est sono in mano al governo che continua a far piovere volantini sulla città chiedendo la resa.

Damasco ha ormai accerchiato i gruppi armati e aperto così tanti fronti da dissanguare le forze ribelli e da impedergli di rifornirsi. Intanto decine di migliaia di civili sono in fuga, dopo un assedio interno ed esterno feroce. Se dal cielo colpivano le aviazioni russa e governativa, a terra ad ostacolare lo sfollamento sono stati i “ribelli” per cui la presenza di civili è stato scudo fisico ma soprattutto la migliore fonte di propaganda anti-Assad.

Ma si muore da entrambe le parti: dall’inizio della controffensiva sono oltre 310 i residenti uccisi nei quartieri est, un centinaio ad ovest. E ieri si sono registrati le ultime stragi: attivisti locali accusano la Russia di aver ucciso 24 persone ad Aleppo est  e 72 nella provincia di Idlib. Mosca nega, parlando di raid solo contro postazioni terroriste, e contrattacca: ieri missili lanciati dai “ribelli” verso Aleppo ovest hanno centrato un ospedale da campo messo in piedi dai russi, uccidendo due infermiere e ferendo due medici. L’equipaggiamento medico era arrivato ieri nel quartiere di Furqan.