Era il G.Mastorna che aveva immaginato per lui Federico Fellini a rappresentare al meglio, dice David Riondino, «la tenerezza e al contempo la simbologia funebre» dei personaggi incarnati da Paolo Villaggio: «Sempre a cavallo con l’aldilà, accompagnati dalla consapevolezza che bisogna morire. Una danza macabra virata sull’ironia».

 

 

L’attore e cantautore ricorda dunque il collega scomparso ieri – e «il suo nichilismo gioioso e angelico» – attraverso il celebre film mai realizzato di Fellini, Il viaggio di G. Mastorna appunto, in cui il protagonista – un violoncellista – dopo un viaggio aereo tribolato atterra a Colonia e «si accorge che c’è qualcosa che non va». Scoprirà infatti di essere morto in volo e di trovarsi nell’aldilà. E nella versione fumettistica della sceneggiatura mai portata al cinema realizzata da Milo Manara, G. Mastorna – alter ego del regista – ha le fattezze proprio di Paolo Villaggio.

 

 

Con il suo Fantozzi, aggiunge Riondino, Villaggio ha eretto «il monumento dell’impiegato miserabile, del cittadino suddito che si rivolge alle persone di grado superiore con la deferenza del servo della gleba». Attraverso il personaggio del ragioniere «dipinge se stesso come un miserabile, con una figlia tremenda e una moglie infelice : rappresenta la nostra inadeguatezza in modo tutt’altro che ’zuccheroso’, non edificante ma grottesco». Con un pessimismo di fondo «risolto in humour nero».

 

 

E anche Roberto Benigni  ricorda Fantozzi come una rappresentazione collettiva e impietosa: «Paolo Villaggio è stato il più grande clown della sua generazione. Un bambino spietato, rivoluzionario e liberatorio. Fantozzi ci rappresenta tutti, ci umilia e ci corregge, con lui tutte le persone anonime hanno trovato il loro Signore».

 

 

Milena Vukotic – che sin dal primo Fantozzi ha vestito i panni della moglie del ragioniere, Pina – sottolinea anche lei la sua qualità di maschera tragicomica della commedia : «Villaggio ha inventato una maschera universale che ha incontrato lo spirito di tanti uomini, non solo degli italiani. Io sono grata a Paolo e sono orgogliosa di aver fatto dei suoi film. E l’ho sempre detto, non lo dico non solo ora che non c’è più».
Intanto su Change.org è già nata una petizione per intitolare a lui la Tangenziale est di Roma, dove Fantozzi prendeva al volo il tram per andare a lavoro.