Angela Merkel stoppa Matteo Renzi: sulla «flessibilità» bancaria chiesta dal nostro presidente del consiglio negli ultimi due giorni a Bruxelles la risposta è Nein. Il premier italiano avrebbe voluto approfittare del nuovo ruolo acquisito nel “direttorio” Ue (con Francia e Germania) dopo il Brexit, ma dalla cancelliera tedesca è arrivato un netto no: non sarà possibile cambiare, o anche solo alleggerire, le regole del bail-in per permettere che a sostenere il settore del credito siano i soldi pubblici anziché quelli degli stessi investitori, azionisti e risparmiatori. Renzi si è visto così costretto, almeno per il momento, a fare una veloce marcia indietro.

«Credo che sia stata concessa una certa flessibilità a certi Paesi per favorire la crescita – ha detto la cancelliera rispondendo a una domanda sulla eventualità di concedere una maggiore flessibilità ad alcuni Paesi e cambiare le regole sul settore bancario in Italia come conseguenza della Brexit – Guardando soprattutto all’Italia posso dire che abbiamo adottato diverse soluzioni, ma non possiamo ridiscutere ogni due anni le regole del settore bancario». Insomma, l’Europa ha già dato, ampiamente.

Nessun intervento pubblico quindi per ristrutturare il sistema bancario italiano, messo a dura prova negli ultimi anni a causa della crisi, poi degli scandali, e oggi sotto mira, dopo il Brexit, soprattutto per i listini dei maggiori istituti di credito: una carta che Renzi avrebbe potuto giocare per riguadagnare consenso, ridando fiducia a risparmiatori e correntisti. Per il momento quindi si escludono sia ricapitalizzazioni dirette, come anche garanzie sulle obbligazioni emesse dal Tesoro (qualcuno aveva parlato già di Padoan-bond).

Renzi ha colto il messaggio e subito, alla conferenza stampa di chiusura del vertice dei 27, ha fatto marcia indietro: «L’Italia – ha spiegato il premier italiano – non chiede di non rispettare le regole. «L’ultima volta sono state cambiate nel 2003 – ha quindi aggiunto – per consentire a Francia e Germania di sforare il tetto del 3% sul deficit. Allora il governo Berlusconi accettò di violare le regole per fare un favore a Francia e Germania. È accaduto in passato e non è più accaduto».

Per quanto riguarda il settore bancario, il presidente del consiglio ha sottolineato che la questione «non è all’ordine del giorno perché non c’è nessuna previsione di modifica delle regole esistenti. La Germania ha messo 247miliardi di euro per salvare le proprie banche», ma i premier italiani, da Monti a Letta, «pur potendo, non lo hanno fatto».

La stessa Merkel aveva voluto chiudere il capitolo affermando che «le regole attuali offrono possibilità per dare risposta a tutte le necessità degli Stati». Insomma, le banche, grazie al bail-in, hanno già tutti gli strumenti necessari per restare in equilibrio.

Renzi ha quindi voluto (e dovuto) rassicurare sulla solidità del nostro sistema di credito: «Nella situazione attuale se ci fossero problemi saremmo in condizioni rebus sic stantibus di proteggere i denari dei correntisti e dei cittadini. Non c’è rischio per il denaro del contribuente e del cittadino. Punto. Ci sono strumenti per arrivare a questo obiettivo rispettando le regole. Il resto sono discussioni tra gli addetti ai lavori. Noi – ha aggiunto – vogliamo cambiare le regole politiche del gioco in Ue, non le regole bancarie, vogliamo parlare di asili nido, cultura e innovazione e non solo di burocrati e finanzieri».

Insomma, l’Italia resta il Paese che fa i compiti e che non vuole creare problemi: «Non siamo qui dalla parte degli imputati o per prendere lezioni dal maestro – ha spiegato Renzi – Spagna e Portogallo rischiano sanzioni per deficit eccessivo, mentre il nostro è all’1,8%, il più basso da 10 anni».

La chiave di volta per la garanzia del sistema bancario resta dunque il Fondo Atlante, quello che è già intervenuto (quasi svuotandosi) nel caso di Popolare Vicenza: «Ha dato risposte molto importanti ed è in condizioni di essere ulteriormente ricapitalizzato», ha spiegato Renzi. Il Fondo, finanziato dalle stesse banche e favorito da norme statali ad hoc, garantisce gli aumenti di capitale degli istituti n difficoltà e rileva i crediti in sofferenza.