Visioni

«Il naso», animazione, grottesco e memorie per una fantasia sul potere

«Il naso», animazione, grottesco e memorie per una fantasia sul potereUna scena del film

Fuori Orario In prima visione tv, venerdì 30 dicembre su Raitre. il film di Andrey Khrzhanovsky. Ispirato a Gogol e a Sostakovic, attraversa la Storia

Pubblicato più di un anno faEdizione del 28 dicembre 2022

Quando il cinema, in questo caso quello russo, intreccia pensieri, progetti e visioni utilizzando con sentimento sperimentale l’animazione per elaborare una riflessione sul Potere nel corso del tempo e delle epoche attraversando la Storia, anzi le Storie, del Novecento. A breve distanza, due cineasti russi di immenso talento e fuori dagli schemi, Aleksandr Sokurov e Andrey Khrzhanovsky, hanno lavorato in questa direzione rendendo lo schermo una tela densa di riferimenti sociali, politici, culturali, un magma formale che produce vertigini e messanimazione «fantastica» facendo incontrare personaggi che il Potere l’hanno prodotto o dal quale sono stati annientati. Sokurov lo ha fatto con Fairytale (Una fiaba) – in questi giorni nelle sale – mentre il più anziano Khrzhanovsky (è nato nel 1939) nel 2020 ha firmato Il naso o la cospirazione degli anticonformisti che venerdì notte (Raitre, alle 00.40) sarà in prima visione televisiva in una puntata di Fuori orario intitolata Arca russa (riprendendo il titolo di uno dei film più celebri e riusciti di Sokurov).

FIGURA di primo piano del cinema d’animazione dalla metà degli anni Sessanta, Khrzhanovsky con Il naso ha costruito una polifonia «in tre sogni» rileggendo due testi e, da essi, liberando la propria fantasia. Sono Il naso di Nikolaj Gogol’, pubblicato nel 1836 dallo scrittore russo nato nell’attuale Ucraina, e l’opera musicale trasposta da quel racconto e firmata da Dmitrij Šostakovic tra il 1927 e il 1928. Lo stordimento prodotto dalle immagini create da Khrzhanovsky è immediato in un film che prende avvio all’interno di un aereo in volo (che, dice il comandante, deve il suo nome a Gogol’) dove il regista ha radunato una varietà di personaggi che vola «nella stessa direzione» ma «in luoghi diversi», mentre ogni piccolo televisore posto davanti al sedile dei viaggiatori rimanda immagini differenti di film, concerti, parate, volti, corpi. Una «sintesi» di memoria. E da quel set di pura immaginazione, sospeso nel vuoto, il film si dirama in infinite direzioni facendo incontrare – con il segno della satira e del grottesco, della rappresentazione lirica e del teatro, e in un continuo gioco di schermi dentro schermi, di dispositivi che rimandano e modificano le storie narrate – il personaggio di Gogol’ che perde il proprio naso e vaga nella ricerca di ritrovarlo, Stalin e la sua cerchia di sudditi, lo scrittore Michail Bulgakov che non riesce a vedere messe in scena le sue opere, masse di corpi che agiscono in un crescendo onirico, dando spazio anche agli animatori del film al lavoro sulle tavole perché quello di Khrzhanovsky è un saggio di metacinema che non smette di interrogarsi.

Khrzhanovsky sostiene il metodo del collage animato, afferma che «corrisponde semplicemente alla natura del mio pensiero, si tratta di quelle fondamenta straordinarie alla base del montaggio, poiché il montaggio è proprio l’accostamento di diverse epoche, di diversi artisti e di tecniche differenti, o del documentario con l’animazione». E citando Ejzenštejn («L’animazione è oltre il cinema») puntualizza: «Credo sia davvero così, il linguaggio dell’animazione ancora non ha visto confini e mai li vedrà».

PER COMPRENDERE meglio il lavoro di Khrzhanovsky, al film (e prima del dittico tarkovskiano composto da Nostalghia e Tempo di viaggio, quest’ultimo realizzato da Tarkovskij insieme a Tonino Guerra) seguirà una conversazione con il regista, a cura di Eugenia Gaglianone e Roberto Turigliatto, registrata a Sant’Arcangelo di Romagna il 7 ottobre scorso, nel corso della quale l’autore ripercorre la sua carriera, dagli studi con Kulešov alla censura subita fin dai suoi primi cortometraggi, e il suo personale stile polifonico.

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