La valle Bormida si estende tra Liguria e Piemonte, su quattro province: Savona, Asti, Cuneo e Alessandria. Il percorso del fiume Bormida attraversa un’alta biodiversità agricola: dall’area appenninica di castagneti e noccioleti in espansione, all’alternanza di boschi, pascoli, campi di cereali e vigneti, in collina, fino alle risaie e alle produzioni ortive specializzate, in pianura. La biodiversità agricola si traduce nella ricchezza di tipicità locali: dal cece di Merella alla robiola di capra di Roccaverano, dalla carne di razza bovina piemontese al tartufo bianco. La valle Bormida è anche fragile. Le inondazioni si ripetono, i periodi di siccità si allungano, le piogge si concentrano in pochi giorni, gli alvei dei rii montani si ostruiscono e non vengono più puliti e l’abbandono delle aree marginali fa il resto.

CIRCA A META’ STRADA TRA PIANURA e montagna si trova il comune di Monastero Bormida. Nel centro sorge il castello, un ex monastero benedettino, oggi sede degli uffici comunali. Di fianco una vecchia filanda in ristrutturazione, poco lontano un ponte romanico. Appena fuori dall’abitato, proprio di fianco al corso del fiume Bormida, si trova un vecchio mulino, oggi protagonista di un progetto di recupero e valorizzazione.

È STATO RIBATTEZZATO Il Mulino dei semi grazie al progetto di casa delle sementi, che ha preso vita dal 2021. «L’obiettivo è sostenere l’autonomia contadina» sottolinea Fabrizio Garbarino, presidente dell’Associazione Rurale Italiana, produttore della robiola di Roccaverano Dop e uno degli animatori dell’idea. «Vogliamo riappropriarci dei semi: dalla conoscenza delle tecniche, al processo di selezione e di moltiplicazione» spiega. Il progetto si rivolge a tutti coloro che hanno a cuore la salvaguardia della biodiversità e dell’agricoltura contadina: dagli agricoltori professionisti e a chi lo fa per piacere, dai custodi di semi agli attivisti. Il gruppo degli ideatori è variegato come il pubblico a cui si rivolge: ci sono piccole aziende agricole contadine della valle, apicoltori, seed savers e sostenitori dell’agricoltura contadina.

LA CASA DELLE SEMENTI, ALL’ULTIMO PIANO del mulino, non sarà solo un luogo in cui conservare le varietà selezionate ma anche uno spazio di documentazione, sperimentazione, diffusione e scambio delle sementi contadine. Potrà ospitare corsi di formazione e momenti di divulgazione rivolti a tutti. Lo spazio a disposizione è composto da un’ampia sala luminosa, che potrà ospitare gli eventi, e da una stanzetta più piccola, dedicata alla conservazione dei semi. Sarà attrezzata con refrigeratori e armadi in grado di stoccare i semi prodotti, ci sarà anche una piccola biblioteca tematica.

VERRA’ CONSERVATA SOLO LA QUANTITA’ necessaria alla redistribuzione a contadini e appassionati. «L’idea è di rinnovare ogni anno i semi in modo da garantire prodotti che evolvono nel tempo, adattandosi sempre meglio al territorio in cui si trovano e al clima continentale della valle» spiega Fabrizio Garbarino. «I partecipanti riceveranno le quantità da seminare, moltiplicheranno i semi, ne terranno una parte e il restante lo restituiranno al mulino l’anno successivo». L’obiettivo è ottenere un materiale genetico variegato e resiliente, in grado di rispondere ai cambiamenti climatici.

IL PROGETTO SI FONDA SU SCAMBI mutualistici gratuiti e punta alla condivisione dei macchinari professionali per ottenere sementi di qualità: essiccatori, ventilatori, strumenti per calibrare i semi. Proprio per permettere l’acquisto dei materiali indispensabili all’avvio dell’attività, il gruppo ha organizzato un crowdfunding su Produzioni dal Basso (cercate il Mulino dei semi, ndr).

IL CAMPO ADIACENTE AL MULINO OSPITA alcune parcelle sperimentali di cereali e legumi, per ottenere una prima collezione di semi autoprodotti. Un miscuglio di avena nera, favino e veccia, grano saraceno e grano: sono stati seminati a file per rendere più facile il diserbo con la zappa. È già la seconda parcella realizzata, la prossima, in aprile, ospiterà cereali estivi, ceci e altre leguminose. La scelta delle varietà è collettiva e, fino ad ora, si è orientata verso varietà rustiche e resistenti. Il gruppo vorrebbe produrre anche sementi per le varietà ortive, per ora troppo impegnative: in termini di cura e tempo da dedicare.

IL COMUNE DI MONASTERO BORMIDA ha ricevuto il mulino, di proprietà della famiglia Polleri, in comodato d’uso. Lo ha messo in sicurezza, sistemando tetto e interni, e ha pulito anche tutti i macchinari, da quelli più antichi di fine ‘800 a quelli degli anni ’50 del ‘900. «Quando siamo entrati la prima volta ci siamo stupiti di quanto fossero ben conservati», racconta il sindaco Luigi Gigi Gallareto. All’interno si possono ammirare le vecchie macine, i setacci, il sistema di cinghie che attivava i macchinari e i tubi di legno che trasportavano grano e mais. Il mulino da farina settecentesco è rimasto in funzione fino agli anni ’70. Oltre ad essere un esempio di archeologia artigianale è stato anche la casa natale di Augusto Monti, antifascista, scrittore e insegnante di illustri piemontesi: da Cesare Pavese a Leone Ginzburg fino a Norberto Bobbio. «Vogliamo che la comunità riscopra questo sito – sottolinea il sindaco. «La valorizzazione del territorio parte dai suoi abitanti». Un percorso didattico spiegherà il funzionamento del mulino, la sua storia e il suo significato per il territorio. L’aspetto museale, però, non è abbastanza: «Vogliamo che sia un luogo vivo e attivo, proprio grazie al progetto della Casa delle sementi».

LA PRIMA OCCASIONE PER RENDERLO VIVO è stata il 10 ottobre per il primo scambio di semi. I banchetti dei seed savers hanno invaso il prato adiacente. Gli abitanti di Monastero Bormida hanno potuto riscoprire il mulino, i più anziani se lo ricordavano quando ancora era in funzione.

ELISA MASCETTI, CONTADINA E TITOLARE di Pan (Piccola Agricola Naturale), è tra le ideatrici del progetto: «I criteri di selezione delle sementi vendute nei vivai non sono adatti ai contadini che operano in aree marginali» sottolinea. «Sono sementi pensate per la pianura, per l’irrigazione, per la meccanizzazione. Le varietà commercializzate premiano più l’aspetto che la resistenza alle malattie, le varietà antiche, invece, si ammalano meno».

IL «MULINO DEI SEMI», SECONDO ELISA, permette di riprendere il controllo su uno dei fattori fondamentali della produzione contadina. La casa delle sementi vuole costruire una comunità in grado di aiutare i contadini a riscoprire tecniche ormai dimenticate e a moltiplicare la biodiversità agricola.

L’ESPERIENZA DI ELISA E’ EMBLEMATICA. Nella sua azienda agricola di Rivalta Bormida produce vini naturali, coltiva cereali e legumi di varietà contadine su sei ettari. Dal grano autonomia al cece di Merella: bassa resa, qualità elevata, resistenti e resilienti alle malattie e ai cambiamenti climatici. Si è subito indirizzata verso varietà locali, recuperando semi tramandati da generazioni di contadini. Nel 2016, quando ha ripreso in mano l’azienda del nonno, le varietà scelte non erano riconosciute nemmeno dal biologico e ha dovuto chiedere una deroga per poterle utilizzare.

OGGI I LEGUMI E IL GRANO CHE PRODUCE rendono molto di più rispetto ai sacchi che i suoi vicini agricoltori conferiscono al consorzio, ma ancora strabuzzano gli occhi quando racconta che si autoproduce il seme. «Hanno perso l’abitudine di vedere il seme vestito o di seminare il grano a spaglio e non a file», racconta. A dimostrazione di una scelta controcorrente Elisa si è creata da zero l’intera filiera, perché la sua produzione non sarebbe rientrata nel percorso standard. «Ho messo i silos, comprato un essiccatore da nocciole adattato al grano, preso un mulino a pietra e adesso produco la mia farina», dice.
Il progetto Mulino dei semi permetterà anche ad altri di seguire la strada di Elisa: «Si possono sostenere i contadini anche offrendo il proprio tempo per piantare e replicare i semi», spiega.