Nove punti per riformare la previdenza e il welfare a misura della forza lavoro del futuro: il lavoro indipendente composto da partite Iva, liberi professionisti, autonomi atipici e ordinisti, precari, studenti e ricercatori. Questa è la piattaforma che il movimento dei freelance «coalizione 27 febbraio» – la data del primo speakers’ corner organizzato alla Cassa Nazionale Forense a Roma – presenterà oggi al presidente dell’Inps Tito Boeri a cui è stata inviata una lettera (Il manifesto 18 marzo) ed è stato chiesto un incontro nella sede dell’Inps nel quartiere Eur di Roma. Per sostenere la richiesta, il movimento ha organizzato oggi dalle 9,30 uno speakers’ corner in via Ciro il Grande, la sede centrale dell’Inps. Non è escluso che Boeri possa ricevere una delegazione.

Il movimento è eterogeneo e unisce, per la prima volta, le partite Iva e i precari: tra gli altri, ci sono i freelance di Acta; la mobilitazione generale degli avvocati (Mga); gli archivisti Anai e Archim; i farmacisti Fnpi; geometri architetti, ingegneri; Stampa Romana, il sindacato dei giornalisti del Lazio, gli studenti della Rete della Conoscenza; le Camere del Lavoro autonomo e precario (Clap), la rete dello «Sciopero sociale». Alla manifestazione sarà presente anche una delegazione della Fiom.

Questa «coalizione» tra lavoro indipendente e dipendente chiede l’equità previdenziale attraverso correttivi solidaristici al sistema contributivo; la riduzione dell’aliquota della gestione separata Inps sui parametri europei; una «pensione minima di cittadinanza» superiore all’attuale assegno sociale; l’unificazione delle prestazioni previdenziali e l’avvio dell’unificazione delle casse previdenziali degli ordini professionali in crisi; lo sblocco delle indennità dei tirocinanti di «Garanzia giovani». Riprendendo la battaglia della freelance di Acta Daniela Fregosi, l’estensione universale del welfare e «un reddito di base». Perché gli indipendenti, in caso di un tumore ad esempio, sono coperti dall’Inps solo per 60 giorni. E un tumore non lo si cura in due mesi.

A Boeri sarà avanzata la richiesta di «trasparenza» sulla propria condizione. Una richiesta che sembra essere nelle corde dell’economista il quale ieri ha assicurato che dal primo maggio «partirà l’operazione trasparenza» per comunicare «ai giovani e ai dipendenti» la loro condizione previdenziale tramite la cosiddetta «busta arancione». «Dal primo giugno – ha aggiunto ieri – ci dedicheremo ai 50-60enni». Il movimento dei freelance chiede che la stessa cosa venga fatta per un terzo della forza lavoro, dai 20 ai 50 anni, che produce il 18% del Pil (la stima è in un recente rapporto Cgil «Vita da professionisti»). Quanto alla richiesta avanzata da Boeri al governo Renzi di prevedere un «reddito minimo» per gli esodati over 55, i freelance scrivono nella lettera: «Intendiamoci, sono da tutelare ad ogni costo, ma c’è un mondo – il nostro – che in questo stato di cose non accederà mai ad una pensione dignitosa, è sottoposto a una pressione fiscale insostenibile e non dispone né di welfare né diritti».

In poche righe, viene descritta la nuova questione sociale che riguarda sia la forza lavoro qualificata che tutti coloro che non hanno un contratto da dipendente. Un problema comune a molti, ma ignorato in un paese dove la precarietà viene affrontata con strumenti «residuali, familistici, lavoristi e un workfare paternalistico» sostengono gli studenti della Rete della Conoscenza. La critica alle riforme previdenziali risale alla riforma Dini del 1995: «Ha portato ad un sistema pensionistico ispirato alla logica dell’equilibrio attuariale, come si trattasse di una mera assicurazione privata – sostengono le Clap – Oggi i contributi degli autonomi e quelli degli operai e impiegati sono la cassaforte del sistema pensionistico, servono a coprire i buchi della gestione dell’Inps». Emerge il paradosso: sono i meno tutelati, e i working poors, a rendere ancora sostenibile il sistema.

Gli avvocati di Mga, un altro motore della coalizione, sottolineano un aspetto decisivo: «C’è una solidarietà bellissima che sta emergendo in questa palude di dissesto – scrivono – le fasce economicamente più deboli e delle varie categorie professionali si stanno, finalmente, riconoscendo l’un l’altra. L’unione, la solidarietà, la condivisione oggi possono essere una forza». Su queste basi, il movimento dei freelance può estendersi anche in Italia.