«Diritti umani, accordo, pace». Così recitava lo striscione dietro il quale hanno sfilato, in silenzio, decine di migliaia di persone ieri nel tardo pomeriggio per le vie di Bilbao, principale città dei Paesi baschi (Euskadi). Un’imponente  manifestazione dal grande significato politico, perché ha visto marciare insieme – non accadeva da 15 anni –  tutte  le anime del nazionalismo basco: dai moderati del Pnv (maggioritari, al governo nella Comunità autonoma) alla sinistra indipendentista di Sortu, passando per forze minori come la socialdemocratica Eusko alkartasuna, oltre a numerose associazioni e ai sindacati non confederali.

Si è trattato di un corteo «imprevisto»: fino a due giorni prima non era programmato che un cartello così ampio di movimenti scendesse in piazza insieme. A determinare  l’improvvisa, vasta unione è stata una decisione giudiziaria resa nota nella mattina di venerdì: il divieto di una marcia a favore dei diritti dei detenuti dell’organizzazione armata Eta da tempo indetta per la giornata di ieri. La reazione di tutte le forze politiche del nazionalismo basco è stata di convocarne immediatamente un’altra, per lo stesso giorno e ora, con una parola d’ordine più generale a difesa del processo di pacificazione in corso in Euskadi.

La proibizione del corteo originario ha stupito non poco tutto il mondo politico spagnolo, forse persino quel Partido popular (Pp) di Mariano Rajoy che non muove un dito per far avanzare la normalizzazione della vita sociale nei Paesi baschi dopo decenni di lutti e dolore. Negli anni passati, infatti, i cortei per i diritti dei detenuti dell’Eta non erano mai stati proibiti, nemmeno nei periodi nei quali la tensione era altissima. Risulta incomprensibile – lo affermava anche il quotidiano El País nell’editoriale dell’edizione di ieri –  che accada ora che le armi tacciono, a seguito della dichiarazione (dell’ottobre 2011) di «cessazione dell’attività armata» da parte dell’Eta, a cui hanno recentemente aderito sia gli ex detenuti della banda sia i suoi militanti nelle carceri.

La preoccupazione delle forze che hanno sfilato ieri a Bilbao è che l’immobilismo dell’esecutivo del Pp e le scelte repressive dei giudici compromettano l’evoluzione positiva del nuovo scenario. «La pace e la convivenza vanno costruite giorno per giorno – ha dichiarato Joseba Egibar, portavoce del Pnv nel parlamento della Comunità basca – e dalla manifestazione di Bilbao viene un messaggio indirizzato sia al governo sia alla magistratura, ma anche all’Eta, che deve continuare nel cammino intrapreso». Tradotto: l’organizzazione armata dovrebbe cominciare unilateralmente lo smantellamento del proprio arsenale, in modo da conquistarsi il favore dell’opinione pubblica e costringere Rajoy ad andare incontro alla richiesta di trasferire i detenuti dell’Eta nelle carceri dei Paesi baschi. Che sarebbe il primo passo verso un loro graduale reinserimento sociale.