In Capitalismo in-finito (Einaudi, pp.198, euro 17), Aldo Bonomi racconta l’ascesa e la caduta della borghesia diffusa del capitalismo molecolare e dei distretti industriali. Dagli anni Ottanta, le sue quattromila imprese sono cresciute grazie al decentramento produttivo e alla riduzione della società italiana al «ceto medio». La crisi ha lasciato sul terreno una moltitudine di disoccupati e partite Iva che formano una sterminata massa di contoterzisti impoveriti. Diversi per status e per culture professionali dai precari maggioritari, ma come loro ridotti a un neo-proletariato definito anche da Bonomi «Quinto Stato». Categoria altamente composita, cresciuta sull’onda della «terziarizzazione» dell’economia, il Quinto...
Cultura
Il motore nascosto della ricchezza
Saggi. «Il capitalismo infinito» di Aldo Bonomi per Einaudi. Evoluzione, vicoli ciechi e momenti di crisi del milieu composto da precari e lavoratori «indipendenti»