Profondo conoscitore della situazione e della cultura italiana. Traduttore e «introduttore» di vari autori italiani in Francia: è tra l’altro direttore di una collana d’oltralpe dedicata al noir italiano. Da sempre politicamente impegnato. Serge Quadruppani è scrittore raffinato e popolare al contempo, saggista e autore di romanzi neri ambiziosi e mai banali. Potrebbe essere definito come l’erede più originale al grande maestro del polar francese, quel Jean-Patrick Manchette che ha dato corpo e sangue al genere, stravolgendolo e donandogli nuove prospettive e nuovi orizzonti. Impressione, questa, confermata leggendo il suo ultimo romanzo Saturno (Stile Libero Einaudi, pp. 235, euro 17).

La storia, in gran parte ambientata in Italia, prende il via alle terme di Saturnia, dove un killer compie una strage a prima vista imspiegabile, uccidendo tra le piscine termali tre donne. Siamo alla vigilia del G8 che deve tenersi a L’Aquila e, anche a seguito del ritrovamento di una rivendicazione – in realtà poco convincente – di al-Qaida, dall’alto si tenta di indirizzare le indagini verso la pista terroristica. Un altro fatto strano è che viene incaricata di far luce sull’accaduto la commissaria Simona Tavaniello – personaggio che i lettori di Quadruppani conoscono dal romanzo precedente dell’autore francese intitolato La rivoluzione delle api, uscito per le edizioni Ambiente nel 2010 – specializzata da dieci anni in casi di mafia.

Tra depistaggi, complotti che nascondono altri complotti, intrighi finanziari e non solo di altissimo livello, la commissaria Tavaniello si troverà a dover sbrogliare una matassa davvero intricata. Per farlo potrà contare su una squadra di personaggi a prima vista improbabili come un ragazzino o un malato di cancro, un gatto, un cane, un asino e un coniglio. E un investigatore privato francese, ingaggiato non soltanto dai parenti delle vittime ma anche dall’autore materiale della strage – figura, come si vedrà, molto più umana dei suoi mandanti – che vuole sapere chi c’è in realtà dietro l’accaduto e dunque le ragioni per cui vogliono fregarlo.

Il tutto raccontato seguendo i personaggi lungo i vicoli di Napoli, a Roma, a Ferrara, in Francia, in un susseguirsi di situazioni e avvenimenti capaci di lasciare il lettore con il fiato sospeso. E, alla fine, si capirà anche il titolo, che non si riferisce solo al luogo della strage, le terme di Saturnia, appunto, ma rimanda anche a quel dio uso a divorare i propri figli.

Da notare, inoltre, una piccola apparizione, un cameo volendo usare il linguaggio cinematografico, di Andrea Camilleri, il Maestro, come lo chiama Quadruppani, che, per citare le parole dell’autore francese in un’intervista a «Liberi di scrivere» risulterà « breve ma decisiva».

Tutta la vicenda, risulterà essere intrecciata anche, e soprattutto, con gli avvenimenti iniziali della crisi che stiamo ancora vivendo, quella innescata dal crollo del mercato dei subprimes. Così, come nella migliore tradizione del noir, la vicenda viene magistralmente utilizzata dall’autore per descrivere la società attuale, con le sue storture, le sue ingiustizie, i suoi livelli ormai intollerabili di sfruttamento. Il tutto senza mai cadere nel didascalico o nel retorico, ma facendone emergere gli elementi dal racconto.

E poi c’è la scrittura, lo stile di Serge Quadruppani, secco, tagliente, deciso, senza orpelli. E dalla struttura davvero cinematografica. Leggendo il romanzo, sembra quasi di vedere le panoramiche, i piani-sequenza, i primi piani, i tagli di montaggio. A molti, infine, la storia farà venire in mente tante altre stragi realmente accadute nel corso della vita del nostro paese, spesso rimaste impunite o, comunque mai pienamente chiarite, ma che hanno fatto emergere livelli di coinvolgimento da parte di settori, certo deviati, dello Stato. E che, come nel caso di questo romanzo di Quadruppani, sono servite a scrivere, a comunicare qualcosa a qualcuno, utilizzando il sangue, la morte di persone innocenti.