All’ombra del Crescent incompiuto, la storica spiaggia di Santa Teresa fa quasi tenerezza. Per i salernitani del centro storico è la loro terrazza sul mare, escono dai vicoli per stendersi al sole. I ragazzi ci giocano a pallavolo, qualcuno sfida il divieto di balneazione – con cartello bene in vista – e si butta a mare. Le palme che la dividono dal lungomare danno l’impressione di non passarsela molto bene.
Il problema è che, se è vero, come sostiene il sindaco Vincenzo de Luca, che l’area sulla quale è stato costruito il palazzo progettato dall’architetto catalano Riccardo Bofill era «cementificata e degradata», è altrettanto vero che il mostro lasciato a metà fa ancora più impressione. L’intera area è sequestrata e la piazza ha già dato qualche segnale di cedimento. La spiaggia di Santa Teresa è interrotta a metà, così come il lungomare si tronca di botto. Il Comune ha fatto sapere che nei prossimi giorni invierà alla Soprintendenza la documentazione per ottenere le autorizzazioni necessarie a riprendere i lavori. Ma sul fronte giudiziario l’inchiesta non si ferma. La Procura pare fermamente intenzionata a chiedere il rinvio a giudizio per gli indagati, ai quali secondo la stampa locale andrebbero aggiunti altri cinque nomi. Si tratta di politici (tra i quali il sindaco De Luca), funzionari comunali e imprenditori coinvolti nel progetto, fino all’ex soprintendente. In totale, gli indagati sarebbero 26.
Dunque si viaggia su due binari paralleli: quello giudiziario, che ha portato lo scorso novembre al sequestro dell’area; e quello amministrativo, dove deve ripartire l’iter per la concessione dell’autorizzazione paesaggistica. L’amministrazione spera di ripartire da quest’ultima per smontare anche le accuse in un eventuale processo, e il sindaco De Luca continua a essere fermamente convinto che l’opera vada portata a termine. Gli oppositori invece – tra i quali Italia Nostra e il comitato No Crescent – sostengono che con l’area sotto sequestro non ci sarà via libera amministrativo che tenga. I No Crescent accusano il Comune di continuare a spendere soldi per fare propaganda al palazzo di Bofill: «Hanno speso 9 mila euro per la manifestazione Italia Viva dello scorso 8 marzo, un evento costruito ad arte per promuovere un condominio privato, il Crescent, privo delle autorizzazioni paesaggistiche e sotto sequestro penale perché riconosciuto come lottizzazione abusiva dalla Procura della Repubblica e dal Gip del tribunale penale di Salerno».
Gli episodi contestati dalla magistratura sono una decina e vanno dal 2007 al 2011: si va da un ok concesso al solo progetto relativo al Piano urbanistico alla carenza della documentazione esibita agli enti che avrebbero dovuto esprimersi, dall’aver fatto scadere il termine previsto per l’annullamento «della irrituale e non prevista autorizzazione paesaggistica» al rilascio di un via libera per un’area – sottoposta a vincolo – di cui il Comune non era ancora proprietario. La Soprintendenza, inoltre, non avrebbe mai trasmesso a Roma la documentazione relativa al rilascio delle autorizzazioni per l’inoltro al comitato tecnico scientifico. Ai costruttori si addebita di aver iniziato i lavori su aree vincolate e in mancanza di permessi legittimi (perché frutto di atti amministrativi che la Procura non ritiene validi).
La giunta, invece, oltre ad aver avallato l’illecito ottenimento delle autorizzazioni, avrebbe violato le prescrizioni del piano urbanistico in relazione al carico residenziale. Tra le anomalie evidenziate nel corso delle indagini la suddivisione in due sub comparti dell’area di Santa Teresa.