Qualcuno avvisi Matteo Renzi. Il «modello tedesco» di unioni civili, che lui e il suo Pd vogliono importare in Italia, ha le ore contate. Presto anche in Germania accadrà quel che, da ultimo, è avvenuto in Irlanda: l’approvazione del matrimonio egualitario.

Da ieri, infatti, nella Repubblica federale la fine delle discriminazioni nei confronti di gay e lesbiche è più vicina: la Camera dei Länder ha approvato a stragrande maggioranza una risoluzione che invita il governo di Angela Merkel a modificare il codice civile per consentire anche agli omosessuali di sposarsi con gli stessi diritti degli etero. Gli stessi: e quindi anche l’adozione.

Il Bundesrat ha inoltre messo in cantiere una legge sul «matrimonio per tutti» che, appena verrà approvata, passerà al ramo del parlamento con pieno potere legislativo, il Bundestag: a quel punto, se l’esecutivo non sarà già intervenuto, il voto dei deputati sarà obbligatorio.

La decisione di ieri ha un enorme valore politico, perché ha visto all’opera insieme le tre forze collocate «a sinistra del centro»: socialdemocratici (Spd), Verdi e Linke, che nella Camera alta godono di una larga maggioranza, grazie al fatto che quasi tutti i governi regionali sono retti da alleanze progressiste.

Particolarmente importante è il protagonismo della Spd: ieri sono stati soprattutto i suoi esponenti ad affermare che «il tempo della svolta è maturo». Il vincolo della grosse Koalition, su questo tema, sta saltando: di fronte all’immobilismo di Merkel, diventa sempre più probabile che i socialdemocratici scelgano di violare l’accordo di coalizione, firmato a fine del 2013, in base al quale nessun partito dell’alleanza può votare nel Bundestag in modo difforme dall’altro.

Una camicia di forza che, almeno sui diritti degli omosessuali, ormai sta davvero troppo stretta: soprattutto perché anche nella Camera bassa i numeri per il matrimonio egualitario ci sono.

I sondaggi mostrano che la maggioranza dei tedeschi è favorevole a superare l’attuale regime di unioni civili differenziate (senza diritto pieno all’adozione) in favore del «matrimonio per tutti», e nel partito della cancelliera le acque sono agitate.

A fronte di uno zoccolo duro ultra-conservatore che continua a ripetere che il matrimonio è solo fra uomo e donna, un altro settore della Cdu la vede diversamente: Jens Spahn, membro della segreteria, invita Merkel «a fare come il premier britannico Cameron». E cioè: appoggiare la storica rivendicazione della comunità glbt «nel nome di un valore tradizionale come la famiglia». Per la machiavellica (e finora silenziosa) leader democristiana sarebbe la mossa del cavallo: attribuendo un significato «conservatore» al riconoscimento del matrimonio egualitario, infatti, la nuova legge non suonerebbe come una resa agli avversari di sinistra.

La scaltra cancelliera potrebbe pure intestarsene il merito, come fece, spiazzando tutti, sull’uscita dal nucleare.

Il movimento glbt e le forze progressiste battono ovviamente su un tasto diverso, la lotta contro la discriminazione: il mantenimento di una normativa differenziata per omo ed eterosessuali è una forma di omofobia istituzionalizzata.

E soluzioni di compromesso non sono possibili: «Se non è uguale, è discriminatorio», ha sentenziato Toni Hofreiter, leader verde, a proposito delle piccole modifiche all’attuale norma sulle unioni civili che il governo aveva proposto subito dopo il referendum irlandese, cercando di placare la richiesta del «matrimonio per tutti». Un tentativo, per fortuna, vano.