Nel nome di Viktor Orbán le destre europee sembrano riconciliarsi, almeno per un giorno. Il presidente ungherese, plebiscitato dalle urne, raccoglie infatti sia il plauso di una parte del centrodestra, il movimento che ha contribuito a fondare, il Fidesz fa parte del Ppe, che delle formazioni radicali. Una sintonia che per quanto momentanea esprime anche una delle tendenze in atto nella politica europea, come ben illustra il governo «nero-blu» che in Austria vede alleati i democristiani e gli eredi di Haider dell’Fpö.

Se dalla cancelliera tedesca Angela Merkel sono arrivati i complimenti di prammatica, ma anche la sottolineatura delle «controversie» tra i due paesi, altro il tono utilizzato da Horst Seehofer, ministro degli Interni e già leader della Csu bavarese. Dopo aver rivolto a Orbán i propri auguri, Seehofer, fautore di una politica muscolare sul tema dei migranti, ha consigliato alla Ue di cominciare ad intrattenere relazioni «più ragionevoli» con paesi come l’Ungheria, sottolineando di aver «sempre considerato negativa questa politica di arroganza e condiscendenza nei riguardi dei paesi membri». Un modo per dire che le posizioni degli ungheresi contro l’accoglienza rischiano di diventare in futuro sempre meno isolate.

Anche le parole del leader dei popolari europei, Manfred Weber, indicano del resto qualcosa di più dei semplici convenevoli protocollari. Dopo essersi congratulato con Orbán e il Fidesz, Weber ha aggiunto, «non vedo l’ora di continuare a lavorare con voi per trovare soluzioni comuni alle nostre sfide europee».
In questo contesto, gli auguri più calorosi sono però arrivati ovviamente dagli esponenti dell’estrema destra europea che alla «democrazia illiberale» magiara si ispirano da tempo.

Per Marine Le Pen, quella di Orbán è una vittoria «grande e netta «, che conferma come «l’inversione dei valori e l’immigrazione di massa sostenuti dalla Ue, vengono respinti dai popoli». Quanto a Matteo Salvini, il sostegno alla destra ungherese assume il significato di un mantra tutto interno alla politica nazionale. «Buon lavoro presidente, spero di incontrarla presto da premier italiano», twitta il leader della Lega che afferma che l’Ungheria ha votato «contro le minacce di Bruxelles e i miliardi di Soros».
Netto anche l’auspicio di Giorgia Meloni, che in vista del voto italiano era volata ad incontrare Orbán, per la quale l’Ungheria «è il modello che vogliamo seguire».

Tra i leader internazionali, i complimenti più calorosi sono stati espressi dal premier israeliano Benyamin Netanyahu