L’evento-clou nell’ambito delle celebrazioni del Museo Cappella Sansevero per il 250° anniversario della morte del principe di Sangro, è stata la speciale video performance Laments con Abel Ferrara che legge i versi di Gabriele Tinti di fronte al Cristo velato trasmessa online sul canale Facebook del Museo lo scorso18 maggio, in occasione della Giornata Internazionale dei Musei (per restare visibile anche successivamente su Facebook e sugli altri profili social del Museo). I versi del poeta, ispirati al Cristo velato, hanno reso omaggio all’opera più celebre del tempio barocco e al principe di Sansevero. Per l’importante ricorrenza della morte di Raimondo di Sangro (1710-1771), settimo principe di Sansevero, valoroso uomo d’armi, letterato, editore, primo Gran Maestro della Massoneria napoletana, prolifico inventore, intraprendente mecenate e artefice del progetto estetico-filosofico della Cappella Sansevero di Napoli, quale luogo migliore del capolavoro di Giuseppe Sanmartino, commissionato dal principe diventato celebre per le splendide opere d’arte, per rendere audiovisivamente palpabili i numerosi simboli esoterici e i riferimenti massonici che da centinaia di anni continuano a richiamare curiosi e appassionati verso questa chiesa situata tra i vicoli del centro di Napoli, non lontano dalla Piazza San Domenico Maggiore.

E in particolare quale spazio più indicato di quello che circonda la famosa scultura marmorea dello stesso Sanmartino, che rappresenta Cristo morto a grandezza naturale, coperto da un sudario trasparente capace di mettere in evidenza le ferite del martirio, un Gesù disteso sul letto di morte, solo, senza le figure menzionate nei testi sacri (la Madonna, San Giovanni, Maria Salomè, Maddalena, Maria di Cleofa, Giuseppe di Arimatea, Nicodemo) solitamente incluse nei gruppi pittorici e statuari della tradizione. L’evento rientra nel più complesso progetto di Gabriele Tinti – poeta, scrittore e critico d’arte italiano – intitolato Rovine, che raccoglie una serie di letture dal vivo recitate di fronte alla statuaria classica e alla pittura rinascimentale. Per comporre il suo testo il poeta si è ispirato ai compianti e alle lamentazioni funebri che assumevano – sin dall’antichità – la dimensione performativa e teatrale delle sacre rappresentazioni e cerimonie. E a sviluppare il tema e a piangere sulle nostre sorti, su quel corpo piagato, sofferente, ferito anche dopo la morte, è stato Abel Ferrara con i Laments appunto, dando voce ai piangenti attraverso la poesia di Tinti.

Qualcuno potrebbe però comprensibilmente chiedersi: «Che c’entra Abel Ferrara con il Principe di Sansevero?». In realtà la sintonia intellettuale tra i due va ricercata oltre l’apparente contrasto tra l’iconografia tramandata dell’ uno e lo spigoloso anticonformismo dell’altro, le assonanze asimmetriche si ricompongono in un fil rouge che li lega. Il regista e attore, uno dei più grandi e controversi autori americani contemporanei (un paio di capolavori, Il cattivo tenente e Fratelli) che ha raccontato sotto forme diverse storie di redenzione, di interrogazione cristiana, di travaglio interiore e ha fatto del rapporto tra colpa e innocenza i cardini della propria poetica e il Principe, autore condannato dalla Chiesa ed editore clandestino, sono due ribelli, due intellettuali fuori dagli schemi. E immaginiamo che a spingere Ferrara verso il Cristo velato sia stata anche la suggestiva sovrapposizione o in dissolvenza con L’Ultima tentazione di Cristo di Scorsese autore con il quale condivide certe tematiche e un certo cattolicesimo/cristianesimo inquieto (e il film infatti fu fortemente boicottato dalla Chiesa cattolica).

Le celebrazioni sono state inaugurate con l’evento online Concerto per il principe, presentato lo scorso 20 marzo dal Museo Cappella Sansevero e dall’Associazione Alessandro Scarlatti, che ha visto protagonista l’Ensemble Barocco di Napoli all’interno del tempio settecentesco. Sono proseguite il 22 marzo, proprio nella data della scomparsa del principe, con un video-tributo alla figura di Raimondo di Sangro prodotto per l’occasione e realizzato da Nfi – Napoli Film Industry, tuttora disponibile sul canale Facebook e sul canale YouTube del Museo. E prosegue nei prossimi mesi con un programma di diverse iniziative tra le quali in estate un weekend di celebrazioni a Torremaggiore, città natale del principe di Sangro, organizzato in collaborazione dal Comune di Torremaggiore, dal Museo Cappella Sansevero e dalla casa editrice Alòs.

Dice Fabrizio Masucci presidente del Museo Cappella Sansevero: « La ricorrenza rappresenta per noi uno stimolo a divulgare con rinnovato vigore l’eredità culturale che il principe ha lasciato. Del resto, Raimondo di Sangro ambiva tanto all’immortalità da far scrivere sulla propria lapide ’Affinché nessuna epoca, nessuna generazione se ne dimentichi’. Un desiderio che è stato esaudito soprattutto grazie al suo genio e alla sua tenacia di mecenate delle arti, ma anche a una precisa strategia comunicativa, il cui punto di equilibrio era la risultante di due spinte opposte: da una parte, una volontà di essere protagonista che sconfinava talvolta nell’esibizionismo, dall’altra una studiata tendenza a sottrarsi, a scivolare nell’ombra. Un’aura di mistero si è così creata attorno alla sua figura, che fu elevata a mito già dai suoi contemporanei. Il velo, che rende celebre il Cristo di Giuseppe Sanmartino, è anche perfetta immagine della sua intera vicenda esistenziale».

Naturalmente non manca il supporto editoriale tra vecchi volumi sempre presenti nel Museo e altri usciti più di recente. Manca però proprio il primo e forse ancora il migliore studio su Raimondo di Sangro se non altro perché è esaurito. Il Principe di Sansevero – l’Opera favolosa di Raimondo di Sangro di Lamberto Lambertini uscito nel 1981 per l’editore Colonnese (176 pagine con una quarantina tra illustrazioni e foto e una ventina di trascrizioni musicali). Il volume raccoglie scritti di e su Raimondo di Sangro e sviscera il principe esoterista, inventore, anatomista, militare, alchimista, massone, letterato e accademico italiano del ’700. Ed è strano che dopo 40 anni dall’uscita e a maggior ragione con lo scenario delle celebrazioni, nessuno si sia preoccupato di ristamparlo.