Torna a essere un «caso» il mistero che avvolge la scomparsa nel nulla di uno dei più grandi scienziati italiani, quello che Enrico Fermi definì grande come Galilei e Newton, ovvero Ettore Maiorana, un genio controcorrente (produzione dei Teatri della Resistenza, passata a Torino e poi a Roma, al Teatro dei Contrari). È il titolo dello spettacolo che Simone Faucci (con Dario Focardi) si è cucito addosso, raccontando la vicenda della sparizione dello scienziato, che insediatosi a Napoli docente idi fisica teorica dopo l’esperienza con i «ragazzi di via Panisperna», sparì inghiottito dal suo misterioso, ultimo viaggio in nave da Napoli a Palermo e ritorno. L’attore è insieme il personaggio e il narratore, nella sua scura grisaglia distinta e «anonima», e non sposa nessuna delle molte tesi sulla scomparsa, nel 1938, a soli 31 anni, del padre italiano della fisica moderna. Faucci ricostruisce il viaggio, ma evitando di sposare le diverse ipotesi (suicidio, fuga, esilio volontario magari in convento, fuga in una terra lontana) scopre gradualmente in quel suo gesto una sorta di applicazione pratica del movimento pendolare della materia. Un «giallo» che lascia col fiato sospeso, ma anche scultorea ricostruzione di un genio assoluto forzatamente inconciliabile con la banalità del quotidiano.