Non sappiamo se il regista norvegese André Øvredal fosse consapevole che Autopsy, almeno in Italia, sarebbe uscito l’otto marzo. Il suo primo film in lingua inglese, ambientato in un piccolo paese della Virginia, con protagonisti il medico legale Tommy Tilden e il figlio assistente, in effetti, porta in dote il tema della violenza sulle donne esemplificato nel cadavere di una sconosciuta, trovato inspiegabilmente in una casa dove si è consumata una carneficina.

Sin dalla scena del delitto, c’è qualcosa che non quadra. È nell’obitorio che il mistero s’infittisce. Jane Doe all’esterno non mostra alcun segno di violenza. Quel corpo nudo immacolato, però, durante l’autopsia rivela al suo interno segni di torture indicibili. E dal rigore della scienza si passa in un attimo al soprannaturale. E con una sin troppo facile associazione d’idee, agli orrori che le donne da sempre subiscono.