Quindici euro no, sono «inaccettabili» anche per sindacati di solito pronti a firmare. Si è arenata su questa offerta ridicola – peraltro sono pure lordi – la trattativa tra Fiat Chrysler e Fim-Uilm-Fismic-Ugl, registrando per ora una rottura. In cui si andrà a incuneare sicuramente la «grande esclusa» dai tavoli Fiat – nonostante le tante sentenze favorevoli – la Fiom di Maurizio Landini: che oggi presenterà pubblicamente le sue proposte, contrattuali e non solo. Su tutto aleggia il ruolo del governo Renzi, che Landini vorrebbe coinvolgere (non tanto sulla discussione del contratto, quanto piuttosto sul piano industriale Fiat), e aleggiano soprattutto i famosi 80 euro. Una chimera, visti i tavoli che corrono.

Il quartetto sindacale stava discutendo con la Fiat l’aumento contrattuale per il triennio 2013-2016, e la cifra discussa al tavolo era in realtà solo una delle tre tranches previste: l’anno scorso si erano già concordati 40 euro lordi, a cui quindi – nell’intenzione della Fiat – se ne sarebbero dovuti aggiungere ora ulteriori 15 lordi. Bisognerebbe capire, a questo punto, a che cifra si sarebbe arrivati con la terza tranche, tenendo peraltro conto che la Confindustria, per i suoi associati (la Fiat ne è uscita a inizio 2012) ha assicurato una cifra più alta: 130 euro nel triennio.

Le richieste del sindacato erano assestate sul doppio, 30 euro lordi mensili per gli 86 mila dipendenti italiani di Fca Fiat-Chrysler e Cnh Industrial: «Nel corso della trattativa – ha spiegato Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl – l’azienda ha portato da 200 a 250 euro la cifra da dare a tutti i lavoratori compresi i 30.000 cassaintegrati, ma per noi non era possibile scendere sotto i 300 euro». (Ovviamente il sindacalista si riferisce al totale annuale dell’una tantum, ndr).

I sindacati hanno dunque annunciato un blocco degli straordinari e delle flessibilità a partire dalla prossima settimana, nella speranza che la Fiat torni al tavolo con i cordoni della borsa un po’ più allentati: «Una distanza che non siamo riusciti a colmare. Speriamo che con le iniziative che metteremo in campo l’azienda cambi idea», ha detto Eros Panicali, segretario nazionale Uilm.

«È normale che un negoziato su un contratto si possa arenare sull’aumento salariale – stempera Roberto Di Maulo, segretario Fismic – Questo non mette in dubbio la validità del modello contrattuale Fiat». E anche per Maria Antonietta Vicaro, dell’Ugl, «non è in discussione il contratto ma è necessaria una riflessione sui parametri economici». «Siamo molto preoccupati, non è l’epilogo che auspicavamo. Abbiamo fatto di tutto per evitarlo, ma non è stato possibile», affermano Giovanni Serra e Francesco Scandale dei Quadri Fiat per i quali «un accordo va raggiunto a tutti i costi».

Come si nota da tutte le dichiarazioni, i sindacati firmatari del contratto d’azienda tentano di smussare il più possibile i contorni dello scontro: mai sia detto che venga messo in dubbio l’accordo separato firmato con Sergio Marchionne nel 2010. Un vero baluardo, che permette loro di mantenere una centralità perlomeno “istituzionale” in Fiat: in alternativa (ma potremmo anche dire contro) a una Fiom che resta per il momento sempre esclusa dai tavoli. E che invece grazie a questa rottura potrebbe guadagnare terreno, ritagliarsi un suo spazio.

Per Maurizio Landini, schiacciato nell’ultimo periodo dalle polemiche sul congresso Cgil – da cui è uscito con una buona minoranza interna, ma perennemente “sotto assedio” – e dall’altro lato da un premier giovane e veloce come Matteo Renzi – a cui ha dato una grande apertura di credito, ma che per ora non ha risposto a tutte le sue richieste – incassare un successo in una vertenza importante come quella Fiat sarebbe ossigeno puro.

Intanto, a Pomigliano, una decina di esponenti del “Comitato di lotta cassintegrati e licenziati Fiat” hanno inscenato un finto “funerale” di protesta. I manifestanti chiedono il ritorno a Pomigliano dei circa 300 lavoratori distaccati a Nola dal 2008, e da allora in cassa con scadenza il 13 luglio. L’assessore regionale al lavoro ha poi incontrato Fiom e Slai Cobas.