Non è di gran gusto, e neanche di gran cuore, l’arruolamento di una tragedia a scopo di consenso. Ieri mattina, mentre in Liguria cade di nuovo la pioggia e l’allerta resta massima, il presidente del consiglio Renzi spiega davanti agli industriali di Bergamo che i fatti di Genova – la città piegata, la vittima, gli oltre 300 milioni solo di danni pubblici – dimostrano «che le riforme di cui abbiamo parlato in questi mesi, che molti dicono che non servono a niente, sono fondamentali: se un’opera pubblica viene bloccata dai ricorsi e dai controricorsi, se lavorano più gli avvocati e i giudici che i manovali, ecco perché va cambiata la giustizia civile, ecco perché lo Sblocca Italia, ecco perché bisogna prendersi le responsabilità. Quello che è inaccettabile è lo scaricabile. Sei mesi a discutere su chi l’ha fatto, su chi ha la colpa, e poi si ricomincia». Così l’onda emotiva di una tragedia diventa il trampolino per il decreto Sblocca Italia, già ribattezzato Rottama-Italia da sindacati,urbanisti e «professoroni», e contestato dalle personalità più diverse, fra le quali anche l’ex ministro Bray. Il decreto diventa subito il tram su cui far approvare anche gli interventi urgenti per Genova: quindi indiscutibile.

Quanto allo «scaricabarile», Renzi si guarda dal replicare alla lettera che il presidente della Liguria Burlando ha tirato fuori nelle scorse ore, forse per prevenire polemiche: sei mesi fa aveva scritto al premier e al sottosegretario Delrio chiedendo con la massima urgenza di sbloccare i lavori sul Bisagno. Anche il sindaco Doria, il più bersagliato in città, tira fuori dall’archivio un’intervista rilasciata due settimane fa in cui denunciava il «paradosso» dei soldi stanziati «per mettere in sicurezza il Bisagno dalla Questura a Brignole, ma c’è un ricorso al Tar che si sta trascinando da anni in un modo inaccettabile». Oggi Burlando, in qualità di commissario, scenderà a Roma per ottenere dall’avvocatura di stato il via libera per convocare la ditta che secondo il Tar si è aggiudicata la gara e firmare il contratto.

Quanto a Renzi, sorvola sulla sua parte di responsabilità. Ma invia a genova Erasmo D’Angelis, coordinatore della struttura «Italiasicura», che si occupa di dissesto idrogeologico, e uomo di fiducia del premier dai tempi di Firenze. In tutta italia «entro i primi sei mesi del 2015 si apriranno i cantieri su 1.622 interventi in zone a rischio idrogeologico», spiega D’Angelis. A Genova partiranno quattro opere di messa in sicurezza dei torrenti Bisagno e Fereggiano. Quanto alle saranno risorse economiche, tra quelle inserite in fretta nello Sblocca-Italia e quelle già stanziate ma incagliate (più o meno direttamente) dai ricorsi: «Abbiamo deciso, con il sindaco Doria e il presidente Burlando, di sbloccare da subito il cantiere da 35,7 milioni di euro sul Bisagno, applicando con effetto immediato la sentenza del Tar che respinge i ricorsi, nonostante ne siano stati presentati di nuovi». «L’opera, ferma dal 2012, si aggiunge al raddoppio del Bisagno, che costa 95 milioni. I primi 18 milioni arrivano dal decreto, il resto dagli accordi tra Stato e regioni. Nello Sblocca Italia ci sono poi sette milioni per altre opere di messa in sicurezza, mentre 45 milioni sono già stati finanziati per le opere del torrente Fereggiano. Dei 110 milioni del decreto, 25 sono stati destinati a Genova». D’Angelis spiega che invece i 2 miliardi ultratempestivamente annunciati da Renzi sono di un’altra partita, ovvero «risorse individuate tra quante, negli anni, erano state stanziate e poi bloccate per vari motivi, non da ultimo il patto di stabilità che ne ha immobilizzato circa il 30 per cento. Oggi questi fondi tornano disponibili,con la decisione di nominare commissari i presidenti di regione».

La contabilità e gli annunci di Palazzo Chigi si intrecciano in un valzer di numeri. Ma miracoli, almeno D’Angelis non ne promette: inutile girarci intorno, Genova «è la città più a rischio idraulico d’Italia per errori idraulici commessi nel passato nell’espansione della città», «ci sono ben 50 km di torrenti sotterranei, intubati e incanalati» su cui lavorare. E i tempi di realizzazione non sono immediati: «Per quella da 35 milioni sul Bisagno la consegna è prevista tra 28 mesi, mentre per quella da 95 milioni si parlava di sei anni. Ma stiamo lavorando su accordi sindacali per sveltire i lavori».