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Il miracolo delle grandi orchestre

Il miracolo delle grandi orchestre

Jazz Track Quando nel 2009 venne pubblicato Infernal Machines, un disco di jazz orchestrale a nome di un giovane compositore canadese molti gridarono al miracolo. Erano anni che non si sentiva una […]

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 9 dicembre 2023

Quando nel 2009 venne pubblicato Infernal Machines, un disco di jazz orchestrale a nome di un giovane compositore canadese molti gridarono al miracolo. Erano anni che non si sentiva una musica così intensa e raffinata allo stesso tempo. Darcy James Argue conduce da allora la sua Secret Society, così ha chiamato l’orchestra, e al primo lavoro discografico ne sono seguiti altri due, Brooklyn Babylon e Real Enemies, tutti pubblicati dalla etichetta New Amsterdam. Esce invece ora con un doppio cd, Dynamic Maximum Tension, per la prestigiosa Nonesuch: una vera e propria consacrazione. Le coordinate stilistiche rimangono le stesse, ossia il debito nei confronti di Gil Evans e della sua più importante prosecutrice Maria Schneider sul quale però egli innesta una sensibilità che oltre al jazz guarda alla classica contemporanea e al rock. Ma soprattutto uno spiccato interesse per gli argomenti sociali e politici. Questo lavoro è espressamente dedicato a figure di visionari e ribelli come Alan Turing (Codebreaker) o Buckmaster Fuller (Dimaxion) e a musicisti come Laurie Frink, Duke Ellington e Bob Brookmeyer. Struggente è l’omaggio al popolo ucraino con Your Enemies Are Asleep, basato su un poema del IXX secolo musicato a Vasyl Ovchynnikov scomparso nelle carceri staliniane degli anni Trenta. Tutto il disco viaggia a livelli eccellenti. Dalle atmosfere noir di Ferromagnetic all’ottimistico jitterbug futurista Single-Cell Jitterbug in omaggio a Cab Calloway e Buckmaster Fuller, dalla lunga e articolata, più di trenta minuti, Tensile Curves con ampi spazi solistici e efficaci orchestrazioni alla arguta e maliziosa ode all’anticonformismo di Mae West: Advice impreziosita dalla voce di Cécile Mc Lorin Salvant. Tutt’altra temperie estetica troviamo in un altro disco di jazz orchestrale: Family (We Jazz) della Gard Nilssens’s Supersonic Orchestra. Si tratta di un ensemble scandinavo che colpisce subito per la pantagruelica sezione ritmica composta da ben tre contrabbassi e tre batterie! A condurla è il quarantenne batterista norvegese Gard Nilssens ispirandosi alle esperienze orchestrali europee d’avanguardia con un occhio però alle big band classiche e al loro irresistibile swing. Il linguaggio solistico audace si sposa benissimo con i richiami alle musiche della diaspora sudafricana. Viva le orchestre jazz!

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