Le occhiaie ci sono, la notte è stata tempestosa per i militanti della Lista L’Altra Europa per Tsipras, ma all’alba la roulette dello scrutinio del ministero dell’interno si è finalmente fermato al 4,03: promossi in Europa. «Una soglia incostituzionale», ripete alla conferenza stampa il sociologo Marco Revelli. Ma il risultato «è un piccolo miracolo», una lista di «non professionisti della politica», una spesa totale di 220mila euro, «quanto costa la campagna di solo candidato Pd». «Senza santini», chiosa Massimo Torelli.

La sinistra passa il turno per poche decine di migliaia di voti. Un milione 108.365. Sulla carta ne mancano 700mila rispetto al 2013 e 800mila rispetto alle europee del 2009, ma il confronto è un esercizio accademico: erano altre ere politiche. Scattano tre eurodeputati: al nord ovest (capolista Moni Ovadia), al centro e al sud (Barbara Spinelli). Un voto in buona parte d’opinione: colpisce il dato delle grandi città, ovunque sopra la media nazionale: 6,16 a Roma («con punte dell’8 per cento in alcuni municipi, oltre il 5 a Rieti, puntualizzerà con orgoglio il vicepresidente della regione Lazio Massimiliano Smeriglio), 8.9 a Firenze, 8.8 a Bologna, 6.5 a Torino, 6.4 a Cagliari, 6.5 a Bari, 5.9 a Trieste, 5.8 a Venezia, 5.6 a Napoli, 5.3 a Palermo. E 9.6 a L’Aquila. «E il 7 per cento in Valle d’Aosta, dove di solito la sinistra non tocca palla. Evidentemente nella raccolta delle firme abbiamo seminato», spiega ancora Revelli ricordando i giorni dei banchetti disperati per raccogliere le firme. Guarda avanti: «Abbiamo superato steccati e dogmatismi, inizia un percorso. Chiederemo ai comitati di riconvocarsi subito». Presto toccherà anche ai garanti fare il punto su come preseguirà il co-working delle sinistre italiane.

Intanto in Europa gli eletti seguiranno Tsipras nel Gue, nel caso anche quelli di Sel, i più dialoganti con il Pse di Schulz. Nicola Fratoianni stoppa ogni dubbio: «Abbiamo preso quest’impegno dall’inizio, seguiamo le indicazioni di Alexis, che è il nostro candidato presidente. E in ogni caso non sarebbe neanche immaginabile che uno di Sel sieda in Europa o in Italia nel campo delle larghe intese». questione chiusa.

Quanto ai tre eurodeputati, Spinelli e Ovadia hanno dichiarato dall’inizio la loro intenzione di non sedere nell’europarlamento. Se rinunceranno al seggio, subentreranno il giornalista di Repubblica Curzio Maltese (nord ovest), Marco Furfaro (Sel, classe 1980, circoscrizione centro) e Eleonora Forenza (Prc, classe 1976, circoscrizione sud). Spinelli annuncia che chiarirà quello che farà «nei tempi richiesti dalle procedure». La formula è poco chiara, forse volutamente, ma è difficile che abbia avuto un ripensamento sulla rinuncia. Piuttosto sembra un modo per sottolineare il ruolo dei capolista nella ricerca dei consensi.

Un tassello nella partita dei prossimi giorni, quella determinante per capire verso quale futuro si incammina l’area che si è radunata sotto le insegne del candidato greco. Sabato si terrà la riunione di tutti i candidati, presto arriverà un momento di confronto per come «ripartire» (Revelli) , soprattutto verso dove. Manca un leader? «Nelle liste abbiamo compiuto una grande disseminazioni di leader, ciascuno con alte competenze nel suo campo, nessuna candidatura è stata scelta con spirito gregario» (ancora Revelli). «I leader si selezioneranno camminando» (Guido Viale). Quanto a due partiti, la proposta di una «Syriza italiana» è quella storica del Prc. Anche in Sel è ormai senso comune che l’esperienza della lista «non ha la marcia indietro», spiega Smeriglio, che sottolinea i buoni risultati della lista «nelle città dove il centrosinistra governa, senza ricorso alle larghe intese e dove l’alternativa produce risultati. È la strada su cui Sel continuerà ad investire nei prossimi mesi per rilanciare la sinistra in Italia».

Certo, il rapporto con il Pd si complica oggi che Matteo Renzi lo ha spinto fino alla straordinaria quota 40,8. «Il Pd oggi assomiglia molto alla Dc», e nonostante alcune personalità «non contiene più neanche un frammento della storia della sinistra», dice Spinelli. E invece Nichi Vendola chiede che «la straordinaria domanda di cambiamento che si è riversata su di lui, Renzi la deve giocare per cambiare davvero le politiche in Europa». Dal Pd Cuperlo invita al dialogo: «A me fa piacere che la lista Tsipras abbia superato la soglia. Dobbiamo parlare con loro, allargare i confini. Credo sia il tempo di una nuova grande forza della sinistra italiana che sta nel Pse». Ma è l’esatto contrario di quello che Tsipras ha fatto in Grecia, e che chiede ai suoi compagni italiani.