E se provassimo a ribaltare gli appelli al voto disgiunto? Le persone di sinistra che voteranno Bonaccini turandosi il naso per battere la Lega dovrebbero perlomeno votare L’Altra Emilia Romagna per ridurre il danno.

Perché una cosa è certa: il programma della coalizione che sostiene Bonaccini non è di sinistra né ambientalista e il presidente già renziano se scampa il pericolo sarà più forte di prima. Lo sa anche chi si è alleato con Bonaccini ma non ha osato chiedere alcun punto discriminante serio per farlo: neanche il ritiro di quella che Berdini sul Manifesto ha definito la peggiore legge urbanistica in Italia e nemmeno quello dell’autonomia differenziata che ha visto la regione un tempo rossa schierarsi al fianco di quelle leghiste di Veneto e Lombardia.

Ma tutto questo elettrici e elettori della sinistra che voteranno Bonaccini lo sanno ma lo votano lo stesso nonostante le orribili candidature, da Giuliano Cazzola al tipo che ha licenziato centinaia di dipendenti con un messaggino, e le cene da 1000 euro con imprenditori. Certo ci sono anche quelli che sembrano usciti da Good Bye Lenin e pensano di votare Bonaccini per difendere la Costituzione dimenticando che lui era per il Si al referendum e persino quelli che lo vedono come eroe partigiano dimenticando il voto del PD con i leghisti per l’equiparazione tra comunismo e nazismo. E’ evidente però che la vittoria di Salvini susciti un tale disgusto che tante persone serie e coscienti faranno la scelta di Adelmo Cervi e la cosa è facilmente comprensibile.

Ma – come ha annunciato di voler fare Adelmo intervenendo a Reggio Emilia in un incontro dell’Altra Emilia Romagna – per le ragioni anzidette è il caso che chi voterà Bonaccini esprima un voto disgiunto per L’Altra Emilia Romagna. Ci sono anche ragioni di carattere nazionale che attengono al profilo del futuro centrosinistra. Chi spera in un PD che dia retta agli interventi di Barca e Landini dovrebbe ragionare sul fatto che un Bonaccini vincente diventerà un nuovo fenomeno alla Renzi che ci spiegherà che la ricetta vincente è la sua, quella di sempre.

Un buon risultato della lista unitaria di sinistra, ambientalista e comunista servirà dunque a controbilanciare gli effetti collaterali negativi di un voto al presidente. Perché un’altra cosa è certa: chiunque vinca ci sarà bisogno di un’opposizione di sinistra e ambientalista. E se dovesse vincere la Lega ci sarà ancor di più bisogno di qualcuno/a che la faccia su contenuti di sinistra collegandosi alle vertenze sociali e ambientali e soprattutto che sia dalla parte di lavoratrici e lavoratori, contro esternalizzazioni e finte cooperative, per i beni comuni e contro le grandi opere devastanti che sostengono entrambi gli schieramenti. Basti pensare ala sanità: ce lo vedete il PD contrastare le iniziative a favore dei privati se è un campione ovunque del rapporto strettissimo con le cliniche?

L’eletto dell’Altra Emilia Romagna – tra l’altro – toglierebbe un seggio alla coalizione di destra.

Mi permetto di consigliare a chi non voterà il bravissimo Stefano Lugli come presidente di dargli il voto di preferenza nelle province di Modena, Bologna e Ferrara facendo la scelta coraggiosa di premiare chi non antepone ai programmi la possibilità di essere eletti più facilmente.

Qualcuno mi domanderà: perché votare L’Altra Emilia-Romagna e non altre liste di sinistra?

Innanzitutto perchè è l’unica lista di sinistra presente in tutti i 9 collegi della regione ed è nata dallo sforzo di unire tutta la sinistra radicale. Dunque meglio non incentivare chi teorizza e pratica la divisione della sinistra anticapitalista e comunista: tre liste a sinistra del centrosinistra inducono all’astensione e al voto “utile”. Tra l’altro Pap è presente in solo 5 province su 9 e Rizzo in 6. Quindi l’unica lista che potrebbe raggiungere il 3% è L’Altra Emilia Romagna e se non lo farà sarà anche responsabilità di chi di sinistra non la vota. Sarebbe ora di smetterla di andare a vedere i film di Ken Loach a indignarsi per le conseguenze del proprio voto “utile”.

Concludendo: senza un sistema ipermaggioritario come quello che centrosinistra e centrodestra decisero per le regioni non ci sarebbero tutti questi patemi d’animo. Ognuno voterebbe serenamente senza temere che l’uomo nero di turno stravinca per pochi voti di vantaggio. E magari ci sarebbe una sinistra antiliberista più coesa e forte come accade in altri paesi europei.

*segretario del Partito della rifondazione comunista