Ai giornalisti che gli chiedevano se il governo sarebbe ricorso all’obbligo vaccinale e se ci si avvia a una terza dose di vaccino, Mario Draghi ha risposto senza esitazioni: «Sì e sì», ribadendo quanto aveva anticipato il ministro della salute Roberto Speranza solo ventiquattr’ore prima. Se le sue (sintetiche) parole hanno un senso, anche l’Italia si avvia sulla strada di Israele e degli Usa, che hanno già iniziato a inoculare i richiami a tutta la popolazione. Lo stesso Speranza ha preso la parola dopo Draghi per precisare che si inizierà a fine settembre. «Si partirà dai soggetti fragili e tale indicazione è arrivata anche dall’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) ed il Comitato tecnico scientifico ha già espresso la sua opinione in tal senso».

IN REALTÀ, PROPRIO IERI in una nota l’Ema ha affermato che «sulla base delle attuali evidenze, non c’è una necessità urgente di somministrare una dose di richiamo vaccinale nella popolazione già totalmente vaccinata». Il parere dell’Ema si basa su un rapporto del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) appena pubblicato. Gli esperti di Stoccolma ritengono che «i dati disponibili sull’efficacia sul campo dei vaccini e sulla durata della protezione mostrano che tutti i vaccini autorizzati nell’Unione europea sono attualmente altamente protettivi nei confronti del ricovero, della malattia grave e della morte a causa del Covid». È vero che i dati israeliani mostrano un calo nella protezione nei confronti dell’infezione asintomatica o paucisintomatica. Ma il confronto con i non vaccinati, spiega l’Ecdc, è fatto attraverso stime indirette in quanto «i dati sugli individui non vaccinati non sono disponibili» e questo «potrebbe aver generato stime distorte».

DIVERSA, SECONDO L’EMA e l’Ecdc, la valutazione riguardo gli individui immunocompromessi, come le persone che hanno ricevuto un trapianto. «Alcuni studi riferiscono che una dose aggiuntiva può migliorare la risposta immunitaria in individui immunocompromessi, come i trapiantati in cui la risposta iniziale è debole», scrive il rapporto. «In questi casi l’opzione di una dose aggiuntiva va considerata sin d’ora». Gli esperti specificano che per questi casi la terza dose non deve essere considerata un “richiamo”, ma un completamento della vaccinazione primaria.

A PARTE QUESTA APERTURA limitata alle persone immunodepresse, né l’Ema né l’omologa agenzia statunitense Food and Drug Administration (Fda) hanno approvato la somministrazione della terza dose nella popolazione generale. Finora le agenzie regolatorie hanno dato l’ok solo alle prime due dosi. Negli Usa, inoltre, il vaccino Moderna è ancora autorizzato solo in via «emergenziale» (ma presto otterrà la piena approvazione) mentre in Europa, sia la vaccinazione Pfizer che quella Moderna (con due dosi) sono autorizzate solo in via «condizionale».

Da una parte e dall’altra dell’Atlantico, la valutazione della terza dose è ancora in corso. Negli Usa questo sta creando notevoli attriti tra l’amministrazione Biden – che ha annunciato l’avvio dei richiami per il 20 settembre – e la Fda, sfociati nelle dimissioni di due dei massimi esperti dell’agenzia in polemica con la Casa Bianca. Anche nell’Ue l’approvazione della terza dose al momento non è scontata: «Per ora non abbiamo dati su una maggiore efficacia della terza dose nella popolazione generale, in termini di migliore protezione rispetto alla vaccinazione con due dosi, che rimane molto alta», spiega al manifesto Armando Genazzani, membro italiano del Comitato per i medicinali di uso umano, l’organismo che all’Ema valuta i farmaci per l’autorizzazione al commercio. «È vero che le aziende hanno presentato all’agenzia dati che documentano un’aumentata risposta sul piano della produzione di anticorpi. Ma non ci sono evidenze che questo si traduca in una protezione sostanzialmente più elevata».

EPPURE ANCHE nell’Unione i governi sembrano avere fretta di somministrare il miliardo di dosi Pfizer e Moderna già acquistate per il 2022. Nel frattempo, fa notare l’Ema con un inusuale richiamo alla salute pubblica che non rientra nelle sue competenze, un adulto su tre nell’Ue non è vaccinato. «In questa situazione – si sottolinea – ora è prioritario immunizzare tutte le persone che ne hanno diritto e che non hanno ancora completato il ciclo vaccinale raccomandato».