Nikos Pappas, ministro greco alla presidenza e braccio destro di Alexis Tsipras, parla in esclusiva al manifesto, dopo il suo incontro bilaterale con Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del consiglio per gli Affari europei. “Non vogliamo fare dei tagli, le pensioni sono state decurtate undici volte, senza risultati”, ci dice Pappàs, che ha partecipato all’incontro “Un’altra Europa per esempio”, promosso da Campo Democratico, l’area politico-culturale del Pd.

Pappàs, sottolinea che la ristrutturazione del debito greco è fondamentale, per far tornare un clima di fiducia a medio e lungo termine e chiede alle forze socialdemocratiche di scegliere “se collaborare con la sinistra, o con il centrodestra, strenuo difensore dell’austerity”.

Nikos Pappas
Nikos Pappas

Ministro, a che punto si trova l’applicazione del vostro programma politico?

In questo momento stiamo ultimando le precondizioni per la prima valutazione da parte dei creditori. Ci rimangono ancora una votazione importante in parlamento e la questione delle pensioni. Quello che vogliamo fare, è essere nella condizione di non dover ridurre le pensioni.

E l’unica via possibile, per riuscirci e sostenere il sistema pensionistico, è aumentare i versamenti di datori di lavoro e dipendenti. Bisogna calcolare che ci sono dati demografici negativi, alta disoccupazione, modesto gettito fiscale.

Si tratta di problemi che avremmo comunque dovuto risolvere, ma in questa fase dobbiamo assolutamente mandare un messaggio alla società che non faremo dei tagli, perché le pensioni sono state ridotte del 40%, con undici decurtazioni, senza che questo abbia risolto i problemi.

L’obiettivo, con la nostra riforma, è scongiurare la povertà nella terza età. Credo che con un dialogo politico aperto, e non un dialogo di tecnocrati dietro a porte chiuse, questi problemi si possono risolvere.

Intanto, un milione e centomila cittadini e società hanno potuto usufruire della possibilità di saldare i propri debiti con lo stato in cento rate. Un’intera parte del nostro popolo è tornata a vivere in condizioni di normalità, acquistando fiducia e guadagnando un reddito maggiore.

Per quanto riguarda la ristrutturazione del debito pubblico, pensate si possa iniziare le trattative a febbraio? Il ministro delle finanze Tsakalotos ha definito “interessante” la proposta di usare fino al massimo del 15% del Pil per pagare il debito… 

In base a quanto abbiamo deciso, dopo la prima valutazione da parte dei creditori, si deve aprire, anche ufficialmente, la questione del debito. L’obiettivo di tutti, per non vanificare gli sforzi del popolo greco e neanche i prestiti che ci sono stati concessi, dovrà mirare a togliere definitivamente dal tavolo del confronto, la possibilità di riaprire, a medio e lungo termine, una questione sulla sostenibilità del debito.

La Grecia ha obblighi molto alti per il 2021 e 2022 e dovrà essere messa al centro del confronto una soluzione che elimini dall’orizzonte qualunque tipo di preoccupazione dalla testa degli investitori e dei consumatori. Miriamo ad un ritorno del clima di fiducia. Quanto alle possibili soluzioni ce ne sono molte, ma il debito deve diventare sostenibile per davvero.

Pensa che la formazione del nuovo governo Portoghese, con l’alleanza delle sinistre, può aiutare anche gli sforzi della Grecia?

In questo momento sta soffiando un vento di cambiamento molto evidente. Nei paesi in cui è stata applicata l’austerità, conquistano terreno delle forze progressiste e di sinistra che si contrappongono ai programmi adottati sinora. È un elemento di forte speranza per tutta l’Europa e credo che possa condizionare gli sviluppi per i prossimi anni.

Noi crediamo che l’Europa sia il nucleo in cui politicamente ed economicamente la politica può intervenire a favore delle classi più deboli, fermando i desideri senza limite dei mercati.

Ma dobbiamo capire che se un paese esce dall’Euro non ha più alcun tipo di protezione dagli attacchi degli speculatori, non potrà sostenere la sua moneta ed è quasi certo che dovrà ricorrere a nuovi massicci prestiti dall’estero.

La Grecia e i paesi mediterranei rischiano realmente di trovarsi fuori da Schengen?

Si tratta di scenari fatti circolare da ambienti che mirano solo a destabilizzare. Per noi la questione è inesistente e ci soddisfano pienamente le dichiarazioni del ministro degli esteri lussemburghese, Jean Asselborn.

Belgium, Brussels, Oct. 15, 2015 - European Summit -  Alexis Tsipras ( Prime Minister Greece ) & Martin Schulz ( President European Parliament )  & François Hollande ( President France ) © Pool / Didier Lebrun / Reporters
Tsipras e Hollande (in mezzo Schulz) in un vertice a Bruxelles lo scorso ottobre

Con la sua recente visita ad Atene, il presidente francese Hollande ha mandato un messaggio di sostegno alla Grecia. Il governo Tsipras vorrebbe una vicinanza maggiore anche da parte dell’Italia?

Le forze e i governi che vogliono proteggere i più deboli, la coesione sociale e combattere la disoccupazione devono, per forza di cose, riuscire a coordinare i loro sforzi, per avere dei risultati. Abbiamo mostrato un vivissimo interesse per le posizioni del presidente francese riguardo al debito ellenico, e alle politiche di austerità del passato.

La Francia ha sostenuto con coraggio la Grecia anche nell’ultima fase della trattativa. Ma anche Matteo Renzi ha sostenuto apertamente il primo ministro greco, Alexis Tsipras, nel corso delle trattative di quest’estate.

Tutti noi, tutte le forze progressiste e di sinistra, dobbiamo riuscire a sintonizzare sulla stessa lunghezza d’onda la nostra agenda politica, e proporla in modo tale che porti a sempre maggiori risultati in Europa.

Ma ci può essere un cammino comune dei socialisti europei e della sinistra?

Credo che la domanda debba essere posta ai socialisti europei. Hanno davanti a sé molte scelte, hanno dietro di sé una esperienza molto seria, essendosi avvicinati – chi più, chi meno – a forze politiche conservatrici.

Il Pasok in Grecia, da un partito forte si è trasformato in una forza piccola che non può rispondere alle esigenze del popolo, mentre i socialisti portoghesi hanno scelto di andare oltre i vecchi confini e di dare vita a un governo con la sinistra.

La storia dimostrerà che la soluzione più indicata, per la socialdemocrazia, è quella delle alleanze a sinistra.

Alexis Tsipras mi aveva detto un anno fa: “Cercheremo di trascinare, col nostro carro anche le forze socialdemocratiche”. È ancora valido?

Alexis Tsipras ha chiesto che l’applicazione del programma che riguarda la Grecia venga giudicata anche dal Parlamento Europeo. Una proposta accettata dai socialisti, dai Verdi, dalla sinistra ed anche da parte dei liberali. Il partito Popolare Europeo ha reagito negativamente, e alla fine è stata creata una commissione, nell’Europarlamento, con questo compito.

Per aumentare i margini di libertà nell’esercizio della politica a livello nazionale, devono cambiare le cose in Europa. E dobbiamo, quindi, lavorare, senza mai fermarci, per creare le maggioranze capaci di farlo.

–> Una versione ridotta di questa intervista è uscita sul manifesto in edicola il 5 dicembre 2015