Il ministro dell’Istruzione Bussetti ha rimosso il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) Roberto Battiston. La decisione è stata resa pubblica via twitter dallo stesso Battiston, che ha ringraziato «le migliaia di persone con cui ha condiviso quattro anno fantastici».

Il suo mandato era iniziato nel 2014 ed era stato rinnovato il 7 maggio dallo scorso governo fino al 2022. La decisione ha colto di sorpresa lo stesso vice-ministro con delega alla ricerca Lorenzo Fioramonti, che ha saputo tutto dai social: «Non sarebbe male se decisioni che attengono allo sviluppo e alla leadership del sistema di ricerca in Italia si condividessero anche con il vice ministro», si è lamentato via Twitter.La decisione ha inasprito ulteriormente i malumori tra 5Stelle e Lega, come se mancassero i dossier su cui dividersi. «Ci saranno conseguenze», fanno sapere i vertici pentastellati, perché «la ricerca non è terreno di scorribande».

Anche il vicepremier Di Maio ha saputo della rimozione a cose già decise, mentre concludeva la missione governativa in Cina. Prima di imbarcarsi per il ritorno, ha fissato un vertice di urgenza con i ministri e i capigruppo dei M5S per affrontare i temi più caldi del rapporto con l’alleato di governo. Oltre che di prescrizione, nella riunione si è parlato anche di ricerca spaziale.

Eppure, che Battiston non stesse navigando in acque tranquille era risaputo. Formalmente, Bussetti ha spiegato la rimozione con una “verifica” sulla sua nomina, avvenuta quando il governo Gentiloni era in carica solo per garantire l’ordinaria amministrazione e forse fuori tempo massimo. Ma l’Agenzia spaziale era bloccata già da luglio, quando il Consiglio di Amministrazione è scaduto e i nuovi consiglieri non sono stati nominati dai rispettivi ministri. Alla gestione dell’Asi collaborano anche il ministero degli Esteri, della Difesa e dell’Economia, tutti settori rilevanti per l’attività spaziale.

Secondo Battiston, si tratta del primo caso di spoil system applicato a un ente di ricerca. In realtà, un precedente c’è e riguarda proprio l’Asi. La rimozione di Battiston ricorda da vicino il commissariamento dell’Agenzia del 2008, quando il presidente era Giovanni Bignami e al ministero della ricerca siedeva Mariastella Gelmini. Allora il cda si dimise in blocco e a dirigere l’ente fu chiamato Enrico Saggese, ex-Finmeccanica oggi ribattezzata Leonardo, principale partner industriale e dunque destinatario di molti finanziamenti assegnati dell’Agenzia. Saggese dovette dimettersi proprio perché coinvolto in un’inchiesta su un giro di corruzione che riguardava la società e l’Agenzia.

Anche stavolta sul cambio ai vertici dell’Asi pesa l’ombra della malapolitica. Solo una settimana fa il Fatto Quotidiano aveva sollevato proprio il conflitto di interessi dei vertici della Lega nel settore dell’aerospazio. Il sottosegretario Giorgetti ha prima posto l’Asi sotto il controllo di un neonato Comitato interministeriale e poi ha nominato come suo consulente il varesino residente in Svizzera Stefano Gualandris, già candidato leghista in elezioni amministrative ed legislative. Gualandris e famiglia controllano la Technosprings Srl, azienda del settore aerospaziale partner dell’Asi e dell’immancabile Leonardo, in cui tra l’altro lavora un fratello di Giorgetti. Si tratterebbe dunque di un palese conflitto di interessi, soprattutto se ai vertici dell’Asi tornerà un presidente più malleabile.

I M5S avvertono che la nomina «deve essere condivisa e al di sopra delle parti». Però, come dimostra il tweet di Fioramonti, stavolta a simulare coesione con l’alleato non ci hanno nemmeno provato. Anche a costo di mettere in piazza la propria impotenza.