Mentre permangono le molteplici problematiche sulla riapertura delle scuole il 14 settembre, tutti i e le docenti di scuola primaria erano convinti che da questo anno scolastico 2020-21 si sarebbe, finalmente, archiviato il sistema di valutazione numerico introdotto oltre dieci anni fa dall’allora Ministra Maria Stella Gelmini. Una nota del 1° settembre a tutti i Dirigenti scolastici ha però gelato le aspettative del corpo insegnante e delle molte famiglie che, soprattutto durante il periodo di lockdown, avevano richiesto di ritornare a giudizi sintetici anche in considerazione delle difficoltà di valutazione della didattica a distanza (DaD). Il documento emanato dal Ministero dell’Istruzione porta la firma di Marco Bruschi, capo Dipartimento e già stretto collaboratore proprio della Gelmini nell’ultimo Governo Berlusconi. Nella nota si specifica che «la valutazione finale degli apprendimenti degli alunni delle classi della scuola primaria, per ciascuna delle discipline di studio previste dalle indicazioni nazionali per il curricolo è espressa attraverso un giudizio descrittivo riportato nel documento di valutazione secondo termini e modalità definiti con ordinanza del Ministro dell’istruzione» mentre «i criteri di valutazione restano quelli a suo tempo determinati dal Collegio docenti, così come la valutazione specifica degli apprendimenti, che il giudizio descrittivo sarà poi chiamato a chiarificare e a svolgere, sarà al momento espresso nelle varie forme a oggi adottate dai docenti delle scuole primarie».

Nella sostanza nulla cambierà rispetto ai precedenti anni scolastici dove le valutazioni erano espresse in voti numerici e, già nei documenti valutativi di metà e fine anno scolastico, ad accompagnare i numeri di ogni singola disciplina vi era un giudizio sintetico globale. In più, nella nota del 1° settembre, si chiarisce che il giudizio descrittivo avverrà su indicazioni del ministero, in barba all’autonomia scolastica dei singoli istituti. Il danno e la beffa. Voti numerici durante l’anno e nel documento di valutazione del I quadrimestre e giudizio descrittivo su indicazioni stringenti nazionali a giugno. La ministra Azzolina, contattata in merito, ha deciso di non rilasciare dichiarazioni mentre dal ministero trapela che la circolare di Bruschi traduce ciò che era stato votato dal Senato a maggio scorso.

L’abolizione dei voti nella Primaria era stato proposto con un emendamento dalla senatrice Pd Vanna Iori perché «bisogna finirla di trasformare un bambino/persona in una classificazione anonima al posto di valorizzarne le specificità». L’interpretazione letterale dell’emendamento che parlava solo di «giudizio finale», scritto in piena pandemia e riferito all’anno 2019-20, porta il deputato Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana, a commentare «sono sorpreso e contrariato dalla notizia di questa nota, lavorerò affinché il ministero, all’atto di riconversione della legge, dia la corretta interpretazione del dispositivo votato in Senato affinché venga accolto il volere del Parlamento che era archiviare, senza se e senza ma, il voto numerico per la scuola primaria».