«Non è ancora stata presa una decisione definitiva sull’inizio del prossimo anno scolastico, è in corso un confronto con le regioni»: la precisazione è arrivata ieri mattina dal ministero dell’Istruzione dopo che sulla stampa era circolata la data del 23 settembre. Nel pomeriggio dal Miur arriva il tassello mancante: la data proposta sarà il 14 settembre. Il decreto Scuola, approvato in via definitiva la scorsa settimana, prevede l’avvio dal primo settembre delle attività legate al recupero degli apprendimenti. Il ritorno tra i banchi, quindi, ci sarà innanzitutto per chi ha avuto insufficienze o per gli studenti che, secondo gli insegnanti, hanno bisogno di integrare le materie dopo il lockdown.

Le sorti della scuola sono intrecciate a quelle delle elezioni regionali e comunali, con queste ultime che per di più prevedono la possibilità di ballottaggio. Non si riesce a fissare la data dell’election day ma sembra inevitabile che il ritorno tra i banchi subirà poi uno stop. L’assessora regionale della Toscana, Cristina Grieco, coordinatrice della commissione Scuola della conferenza delle Regioni, ieri ha spiegato: «Bisogna ripartire in presenza e in sicurezza, le linee guida sono urgentissime. Le regioni hanno chiesto di votare nei primi 15 giorni di settembre per evitare uno slittamento dell’inizio dell’anno scolastico. Se sarà confermata la data del 20 e 21 settembre per l’election day la cosa migliore sarebbe trovare alternative sulle sedi dei seggi». Angela Nava presidente del Coordinamento genitori democratici, ieri ha commentato: «Da anni si parla di far svolgere le elezioni un altri luoghi pubblici che non siano le scuole, caserme, uffici comunali. Non interrompiamo la scuola per le elezioni».

La data è solo uno degli scogli da risolvere in tempi rapidi. È stato ancora il ministero ieri a spiegare: «Non c’è stata diminuzione delle cattedre quest’anno. Nonostante il trend ancora in calo della popolazione scolastica, l’organico non è stato toccato». I docenti stabili per il 2020/2021 saranno 669.833 a fronte dei 669.648 complessivi del 2019/2020. Quelli di sostegno per il 2020/2021 saranno 101.170 rispetto ai 100.080 dell’anno precedente. Per coprire le cattedre si utilizzerà la «chiamata veloce», il meccanismo di assunzione previsto dal dl 126 approvato lo scorso dicembre: «I posti che rimarranno liberi – spiega una nota – potranno andare ai docenti iscritti nelle graduatorie a esaurimento o nelle graduatorie di concorso che decideranno di spostarsi volontariamente anche in altra regione». Solo per i pensionamenti, si dovranno sostituire 27mila docenti titolari.

Per l’edilizia scolastica «leggera» sono stati stanziati 330 milioni di fondi Pon a disposizione dalla prossima settimana attraverso un avviso pubblico, 331 milioni per le norme igieniche. Che tutta questa macchina entri a regime rapidamente suscita lo scetticismo generale. L’Anief, associazione nazionale insegnanti e formatori, spiega: «A settembre per rispettare le norme anti Covid-19 ci vorranno classi con al massimo 15 iscritti, è necessario assumere non meno di 160mila docenti e 40mila Ata in più. Non averli considerati, prevedendo anche la loro assunzione in ruolo da graduatorie d’istituto, è un errore strategico che si rischia di pagare a caro prezzo».