Si sono consultati e poi hanno scritto al ministro della Salute, Roberto Speranza. Ai sindaci di Napoli e Milano, Luigi de Magistris e Giuseppe Sala, le dichiarazioni di martedì del consulente del ministero, Walter Ricciardi, non sono andate giù. Dopo le dichiarazioni a caldo, ieri è partita una richiesta ufficiale di chiarimento. «Ci siamo sentiti con il sindaco de Magistris – ha raccontato Sala sui social – perché il professor Ricciardi ha evocato un lockdown per Napoli e Milano. Abbiamo scritto al ministro per sapere se è un’opinione del suo consulente o del ministero e, nel caso, se è basata su dati che noi non abbiamo».

Il bollettino Covid ieri recitava: su 7.558 i nuovi positivi in Lombardia, la provincia meneghina è la più colpita con 2.708 contagiati; su 2.427 casi in Campania, 2.008 sono nell’area partenopea. In serata la replica dal ministero: «La situazione epidemiologica nel paese è peggiorata nelle ultime 4 settimane. L’Istituto superiore di Sanità e la cabina di regia sono in grado di predisporre un focus su Milano e Napoli che sarà messo a disposizione delle regioni e dei comuni».

NON È IL PRIMO POLVERONE sollevato da Ricciardi. Il 20 agosto, ad esempio, dichiarò: «Se la circolazione del virus riaumenta, come in altri paesi, elezioni e riapertura scuole sono messe a rischio» proprio mentre il governo era impegnato a rassicurare l’opinione pubblica. Martedì Ricciardi ha detto: «A Milano e Napoli uno può prendere il Covid al bar, al ristorante, sull’autobus. Il lockdown è necessario».

Sala ieri ha ribadito: «Per quello che osservo, ora è una scelta sbagliata. Abbiamo meno di 300 terapie intensive occupate ma ne abbiamo avute 1.700. Stiamo già facendo dei sacrifici, vediamo tra 10, 15 giorni. Teniamo in casa gli anziani, creiamo spazi per le quarantene. Ci prendiamo le nostre responsabilità». Le affermazioni di Ricciardi sono riuscite a far convergere il sindaco con il presidente della regione, Attilio Fontana.

IL GOVERNATORE LEGHISTA ieri ha commentato: «Le scelte debbono essere condivise con gli scienziati ma un eventuale lockdown è una competenza del governo. Potrei magari sollecitarla, ma non posso autonomamente assumerla». Un tema delicato per Fontana, vista l’inchiesta relativa alla mancata zona rossa durante la Fase 1. Con la curva che sale ancora, la misura potrebbe essere dietro l’angolo. Martedì il presidente della regione era stato più battagliero: «Escludo che ci siano le condizioni per ipotesi di questo genere. Tutti i nostri interventi vanno nella direzione di evitarlo». Il tema è scivoloso per Fontana: il leader della Lega, Matteo Salvini, di stop all’economia non vuole sentire parlare.

A NAPOLI de Magistris si lamenta da settimane di essere stato esautorato per volere del presidente della regione, Vincenzo De Luca, dalla cabina di regia locale sul Covid in Campania. Il sindaco ieri ha sottolineato: «Il momento è difficile, ci vuole collaborazione tra governo, regioni e comuni. La situazione è esplosiva sul piano sociale, economico e del lavoro».

Nel pomeriggio ha aggiunto: «Se non c’è un immediato rallentamento della curva, il lockdown è questione di giorni». E ancora: «Le parole possono avere l’effetto di un detonatore sulle tensioni delle comunità. Se parliamo di lockdown sarebbe più opportuno farlo nei luoghi istituzionali. Non lo possiamo decidere noi sindaci, ci sono delle strutture preposte, che dovrebbero informarci invece che annunciarlo a mezzo stampa».

IL LOCKDOWN IN CAMPANIA era stato annunciato da De Luca venerdì scorso in diretta social scatenando, la stessa notte, una rivolta. Sabato, in conferenza Stato – Regioni, De Luca ha fatto un passo indietro ma aggiungendo: «Tutta l’area metropolitana di Napoli dovrebbe essere zona rossa» per poi chiedere al governo «un piano di sostegno socioeconomico per le categorie produttive e per le famiglie. Una priorità assoluta, al pari delle misure sanitarie». Ieri il governatore ha scritto a Conte: «Intollerabili le affermazioni di consulenti sanitari nazionali a fronte dei ritardi del governo riguardano alla nostra regione. Le ricordo che avevamo chiesto l’invio immediato da parte della Protezione civile di 600 medici (con particolare attenzione agli anestesisti) e 800 infermieri. A oggi sono arrivati solo 22 medici e 81 infermieri».