Si parla di democrazia. «Una democrazia senza regole non è una democrazia, noi abbiamo le nostre – dice Beppe Grillo – io sono il garante e le faccio rispettare, chi non è d’accordo si faccia un altro partito».
Il capo del Movimento 5 Stelle arriva a Roma ma per partecipare a un convegno sull’acqua pubblica. Non incontra i deputati e senatori, se non un gruppo ristretto. Tra i quali ovviamente Luigi Di Maio, il quale difende la scelta di togliere a Genova l’uso del simbolo alla grillina che ha vinto le «comunarie» – che ricordiamolo è la conta online tra gli iscritti certificati dalla Casaleggio associati per scegliere i candidati a sindaco e consiglieri comunali.
Venerdì scorso con un post sul blog Grillo aveva annunciato la decisione di cacciare dal Movimento Marika Cassimatis, previa approvazione online (che è rapidamente arrivata) degli iscritti nazionali. I candidati della sua lista, aveva spiegato, «hanno ripetutamente e continuativamente danneggiato l’ immagine del Movimento 5 Stelle. Non possiamo permetterci – aveva aggiunto Grillo, particolarmente preoccupato per la sua Genova – di candidare persone su cui non siamo sicuri al 100%».
Poi però aveva aggiunto, facile profeta: «Se qualcuno non capirà questa scelta, vi chiedo di fidarvi di me». Non tutti si sono fidati.
Ed è a loro che Grillo ieri ha indicato la porta d’uscita. «Il garante sono io, il metodo è giustissimo», ha detto ai giornalisti che lo hanno aspettato a Roma. Dove è arrivato anche il deputato Alessandro Di Battista, da qualche ricostruzione indicato come tra i più scontenti della decisione di Grillo. Tra i due un abbraccio plateale a indicare che non c’è rottura. Mentre Di Maio si preoccupa di confermare la linea: «In molti territori arrembano personaggi strani che vogliono salire sul carro del vincitore, dobbiamo stare molto attenti a selezionare la nostra classe dirigente», dice.
Ma intanto a Genova a finire sotto accusa è Alice Salvatore, avversaria di Cassimatis e custode del cerchio magico ligure.