Tutte le manifestazioni della vita comportano uno scambio di materia e di energia. I vegetali comprano (senza pagare niente) anidride carbonica dall’aria, acqua e azoto dall’aria e dal suolo, e fabbricano le molecole di amidi, cellulose, lignine, grassi, proteine, generando, come rifiuti, ossigeno e le spoglie delle foglie e dei tronchi e delle radici. Non a caso i biologi del secolo scorso hanno chiamato i vegetali organismi «produttori», prendendo a prestito un termine dalle manifatture.

Gli animali comprano ossigeno e acqua e vegetali (o eventualmente altri animali), fabbricano le molecole de proprio corpo e generano come rifiuti anidride carbonica, vapore acqueo ed escrementi, tanto che i biologi li hanno giustamente chiamati organismi «consumatori», prendendo a prestito, anche qui, un termine dal linguaggio dei commerci. Infine gli organismi decompositori riciclano le scorie e spoglie vegetali e animali esistenti nel terreno o nelle acque e rigenerano e rimettono in circolazione anidride carbonica e acqua e azoto che sono materie prime per i vegetali, e così via, con cicli (praticamente) chiusi.

Così sono andate avanti le cose fino ad appena una decina di migliaia di anni fa, quando alcuni umani hanno scoperto che era possibile coltivare alcune piante e addomesticare alcuni animali. Questa transizione ha determinato la nascita della proprietà privata, la suddivisione in classi (quella di chi possedeva dei beni materiali e quella di chi possedeva soltanto il proprio corpo), i commerci nel senso moderno di scambio di beni materiali con criteri economici, tante capre per un sacco di sale, tanti servi per un sacco di grano, il bisogno di possedere di più.

A questo fine è stato necessario estrarre in maniera crescente dalla natura certi beni — minerali, legna da ardere, pietre da costruzione, eccetera — il cui uso generava rifiuti che alteravano i corpi naturali, aria, acque, suolo, e lasciavano qualche parte della natura impoverita. Venivano così rotti in maniera irreversibile i cicli della natura.

Ed è nata anche la guerra e l’imperialismo quando qualche popolo era troppo esoso nel vendere il suo sale o il suo grano, per cui gli acquirenti hanno dovuto impadronirsi delle merci desiderate con la forza; è il caso della distruzione di Sodoma e Gomorra, le esose (non so se anche peccaminose) città che detenevano il monopolio del commercio del sale, della conquista delle Americhe ed è storia di ogni giorno.

In questi diecimila anni sono cambiate le merci, i venditori e i compratori, ma il meccanismo è sempre lo stesso: il venditore deve cercare di vendere la massima quantità di merci e con questo genera crescenti quantità di rifiuti e veleni e di violenza.