Di questi tempi in cui l’impatto con un virus ci ricorda il rapporto violento e incauto che il genere umano ha instaurato con altre forme di vita, la storia semplice ma straordinaria di un uomo con un animale può aiutare ad affrontare quei saliscendi di ansia che hanno reso la vita di ogni giorno un circuito di montagne russe. Alfio è un uomo che fin da bambino ha nutrito un profondo amore e rispetto per la natura: li ha appresi nelle lunghe vacanze estive siciliane accanto al nonno contadino, li ha portati avanti nei boschetti attorno alla sua città natale, Pordenone, li ha coltivati negli studi di agraria che lo hanno condotto a un mestiere all’aria aperta. Ciononostante mancava qualcosa: svincolarsi dai ritmi frenetici, allontanarsi dai bisogni superflui, osservare in profondità quello che aveva davanti agli occhi tutti i giorni. La vita civilizzata ci ha salvato da tante cose, pensava, ma a volte a costo di una separazione radicale e non necessaria dalla natura. Aveva bisogno di trovare una connessione più profonda e di fermarsi, e di raccontarla nel libro Di asini e di boschi (Ediciclo edizioni).

A fare da sveglia possono essere i suoni della natura che non sentiamo più o a cui non facciamo caso, dentro i quali, se ci pensiamo, c’è un universo quasi sconosciuto: potrebbe essere l’ ululato di un cane, il canto di un uccello, un coro di rane… nel caso di Alfio è stato il raglio di un asino.

L’asino Fiocco non è entrato nella vita dell’autore per caso: la complessità, la lentezza, la fragilità e la forza insieme di quell’animale era quello di cui aveva bisogno. In compagnia dell’asino Fiocco, Alfio inizia un viaggio: non solo lungo i sentieri che comincia a percorrere, ma anche dentro di sé. L’avventurarsi verso destinazioni vicine ma abbandonate dall’uomo, in luoghi rinselvatichiti che celano tesori nascosti, è la metafora del suo viaggio interiore, in cui apre porte chiuse, scruta angoli trascurati, ritrovandosi davanti a quadri mai visti. E tutto questo è avvenuto anche grazie a Fiocco. «Se potessi – scriveva Primo Levi – mi riempirei la casa di tutti gli animali possibili. Farei ogni sforzo non solo per osservarli, ma anche per entrare in comunicazione con loro… sono sicuro che ne trarrei uno straordinario arricchimento spirituale e una più compiuta visione del mondo». E questo è quello che è successo ad Alfio, un viaggio che è diventato anche la scoperta di quello che può essere il rapporto con un animale, quello che può svelare della tua persona e della tua vita.

Uno dei capitoli più belli del libro è dedicato ai boschi: assieme al suo asino, osservando le reazioni di un animale più a suo agio negli spazi aperti dove può correre e trovare cibo, Alfio riesce a rendere quanto entrare in un bosco sia un’ esperienza visiva, olfattiva, uditiva straordinaria; la luce filtrata, i rumori di animali che non si vedono, i profumi di un metabolismo imponente in corso da migliaia di anni. Il bosco come luogo misterioso ad un passo dal sacro, che inquieta ma propizia anche una grande pace.

Ogni capitolo è accompagnato da appunti che sono momenti di osservazione profonda; l’esasperante lentezza di un asino da impedimento è diventata opportunità di assaporare una bellezza così a portata di mano da non essere vista: gli arazzi che i licheni disegnano sulla corteccia di un albero, la tonicità della muscolatura di un animale, le mille sfumature della corolla di un fiore.

I viaggi di Alfio con Fiocco diventano sempre più lunghi e indispensabili, perché il tempo trascorso in viaggio è direttamente proporzionale all’intensità dell’esperienza. Succede quando un uomo e un animale ritrovano insieme la libertà.