Il figurante vestito da centurione romano, che solitamente si fa immortalare insieme alle turiste giapponesi davanti all’Arena di Verona, è appoggiato al muro di un edifico e si guarda attorno con un’espressione spaesata. Anche se sicuramente abituato, visto che piazza Bra è da sempre il cuore pulsante di una delle città più turistiche d’Italia, forse non si aspettava nemmeno lui tutto questo via vai di gente, fin dal primo giorno. Sono invece già tantissimi gli stranieri (ma non solo) scesi in città per il primo dei tre giorni del World Congress of Families e stiamo parlando di vere e proprie delegazioni che si aggirano a frotte, mischiandosi alle scolaresche in gita, per le vie del centro storico, rigorosamente con il loro badge al collo e una borsa di tela in mano. Borsa che contiene presumibilmente i vari documenti distribuiti all’interno del Palazzo della Gran Guardia, dove si sta svolgendo l’evento.

Fra i vari gadget che i partecipanti hanno ricevuto c’è, però, anche un lugubre feto di gomma, offerto da uno degli sponsor, «Notizie Pro Vita»: il gadget rappresenta un embrione spacciato di dieci settimane di vita, accompagnato dalla scritta «L’aborto ferma un cuore che batte!». Un macabro richiamo a quelle che sono le effettive intenzioni di questo Wcf: la lotta alla legge 194. Non a caso, nelle dichiarazioni del mattino, c’è chi come il vescovo di Verona Giuseppe Zenti, prima di entrare in «conclave», ha dichiarato senza mezzi termini che «l’aborto non solo non è un diritto, è un vero e proprio delitto». E se il buon giorno si vede dal mattino in questa kermesse se ne vedranno davvero delle belle. Nel frattempo, all’esterno del Palazzo, è tutto un brulicare di televisioni che cercano di raccontare anche cosa avviene fuori dalla sede del congresso, visto che i giornalisti accreditati sono stati rinchiusi in una sorta di «gabbia» nel loggiato del Palazzo, allestita con schermi che ribaltano la diretta dei lavori, ma senza la possibilità di accedere direttamente alla sala principale. Un modo come un altro per limitare la libertà di stampa.

Nel frattempo, verso le due del pomeriggio, osserviamo l’Arciprete Dmitrij Smirnov, Presidente della Commissione patriarcale per la Famiglia e la Maternità della Chiesa Ortodossa Russa e Membro del Consiglio Supremo della stessa Chiesa (noto per aver paragonato le donne che hanno abortito ai cannibali), uscire dalla Gran Guardia presumibilmente per raggiungere l’albergo o un luogo dove pranzare. Un’attivista del «Movimento SiAmo» ne approfitta per schiaffargli in mano un volantino che punta il dito sui vaccini e le case farmaceutiche, per difendere il diritto alla maternità e all’esonero vaccinale per motivi etico-religiosi. Ognuno tira acqua al suo mulino.

Le misure di sicurezza all’esterno appaiono imponenti, con un dispiegamento di forze di polizia che qui di solito si vede solo dalle parti del Bentegodi, lo stadio cittadino, quando l’Hellas gioca in casa. In realtà i poliziotti, anche se numerosi, appaiono piuttosto rilassati e non particolarmente sul chi va là, perché in fondo non è venerdì la giornata «calda». Sarà ovviamente quella di oggi, quando la Verona un po’ «sonnacchiosa» di ieri lascerà spazio ad una città più reattiva, con numerose iniziative organizzate per dare una risposta forte e concreta ai contenuti che stanno emergendo dal Palazzo della Gran Guardia.

Si comincerà la mattina alle 10 con il Convegno al cinema K2 dal titolo «Libere di scegliere» con la partecipazione, fra le altre, di Livia Turco, Susanna Camusso, Monica Cirinnà e Laura Boldrini. A seguire, dalle 13, sul trecentesco ponte di Castelvecchio si terrà un grande flash mob che coinvolgerà centinaia di persone, mentre alle 14.30 in Piazzale XXV aprile di fronte alla stazione partirà il grande corteo unitario di protesta dal titolo «Verona Città Transfemminista». Si attendono migliaia di persone, da tutta Italia, per una mobilitazione senza precedenti. Ricordiamo, infine, che domenica 31 marzo, a chiusura dei lavori del Wcf, è in programma la «Marcia della Famiglia», organizzata in risposta alle manifestazioni di protesta di sabato.