Si chiama Neustart Kultur: è il maxi-programma da oltre 1 miliardo di euro varato dal governo Merkel a sostegno dei lavoratori del settore artistico e culturale. Una cifra record per supportare centinaia di migliaia tra musicisti, scrittori, attori, ballerini, scultori, pittori, sceneggiatori, truccatori, fotografi e qualunque altra attività connessa all’«industria creativa», che in Germania fattura 160 miliardi all’anno.

Ad annunciare ufficialmente il piano (che verrà vagliato dal Bundestag entro la settimana prossima) è la storica dell’arte Monika Grütters, deputata Cdu e dal 2013 ministra di stato per la Cultura.

«L’obiettivo del governo è mantenere in vita l’infrastruttura culturale duramente colpita dal coronavirus, permettendo ai creativi di superare la stagione autunnale. In questa situazione emergenziale abbiamo voluto fornire un vero ammortizzatore a chi ha perso il reddito per la pandemia» riassume nell’intervista rilasciata al quotidiano Tagesspiegel.

Nel pacchetto sono previsti anche 150 milioni di euro a favore dei club di Berlino, il motore culturale della capitale, «perché se perdiamo questo mondo non sarà facile ricostruirlo» sottolinea Grütters.

Sul suo tavolo spicca la lista dettagliata degli interventi, a partire da festival, palcoscenici e gallerie che la ministra chiama «infrastrutture» proprio come le autostrade, gli aeroporti, le reti digitali. Circa 250 milioni serviranno per sanificare le strutture, per gli impianti di ventilazione e l’implemento delle biglietterie on-line; altri 480 sono destinati ai progetti culturali di piccole dimensioni e per i nuovi contratti degli artisti freelance (di cui 150 per la musica dal vivo e altrettanti per la danza, mentre al settore cinematografico andranno 120 milioni per produzione e distribuzione); ulteriori 30 saranno a disposizione dell’editoria, più altri 150 per le offerte digitali nel programma “Museo 4.0”. A ciò si aggiungono 100 milioni per compensare le perdite di incasso causate dal coronavirus e 20 per le radio private che hanno visto crollare la pubblicità.

Ma Grütters rivendica anzitutto di essere riuscita a “strappare” un miliardo dei 130 stanziati dalla GroKo per il «pacchetto-congiuntura»: oltre la metà del budget annuale destinato alla Cultura.

Sono poco più di un decimo dei soldi utilizzati per salvare Lufthansa dal fallimento, come giustamente rileva il ministro della Cultura del Land di Berlino, Klaus Lederer (Linke), «tuttavia il denaro concesso alla compagnia di bandiera è un misto di prestiti rimborsabili e partecipazione statale; nel caso del Neustart Kultur invece no» tiene a precisare Grütters, che rappresenta il governo centrale ma è obbligata a dialogare con gli esecutivi dei 16 Stati della Bundesrepublik che mantengono la sovranità culturale.

«La mia massima priorità nei prossimi mesi sarà garantire il sostentamento a tutti coloro che si guadagnano da vivere con l’arte, e preservare le istituzioni quanto i siti culturali» assicura la ministra Cdu.

Mentre rimane insoluto il problema di concedere definitivamente agli artisti una sorta di status speciale al di là della crisi economica innescata dal lockdown e al di fuori dell’emergenza contingente. Difficoltà insormontabile a sentire Grütters: «Capisco bene la situazione, tuttavia non è un problema solo dei creativi bensì di tutti i lavoratori autonomi, dai custodi ai docenti».

In ogni caso, l’industria culturale tedesca incassa il pacchetto che equivale all’ossigeno vitale per riprendere le attività. Si aggiungono agli stanziamenti per chi possiede la partita Iva (9.000 euro al mese), alle sovvenzioni e agli sgravi fiscali fissati a livello di Land.

Nessuna filantropia di stato, solo la consapevolezza di chi governa della necessità di interventi urgenti e tempestivi. Nella iper-burocratizzata Germania gli euro pubblici arrivano nei conti correnti privati entro cinque giorni. Forse perché nella Repubblica federale gli artisti non sono solo “gente che ci fa divertire” ma una parte irrinunciabile dell’economia nazionale.