Il 22 gennaio il Marocco ha «integrato» le acque del Sahara Occidentale nel suo spazio marittimo, approvando due leggi che consentono al Regno maghrebino di estendere il proprio controllo su un territorio internazionalmente riconosciuto come «occupato».

Nello specifico, il Marocco stabilisce «la propria giurisdizione» sulle acque territoriali che si estendono da Tangeri fino a Lagouira, al confine con la Mauritania. Viene, inoltre, prevista «una zona di sfruttamento economico esclusivo» con un raggio di 200 miglia nautiche nelle acque tra il Sahara Occidentale e l’arcipelago delle Canarie in Spagna. «Leggi che mirano ad aggiornare la piena sovranità del Regno sulle sue frontiere terrestri e marittime», le ha definite il ministro degli Esteri marocchino, Nasser Bourita, poco prima il Parlamento le approvasse all’unanimità. Per Bourita è una «questione di sovranità interna», ma ha ribadito che Rabat è pronta a dialogare e negoziare con i suoi vicini in caso di controversie.

In effetti la scelta unilaterale del Marocco su un territorio «occupato» ha subito creato tensione e una dura reazione da parte del Fronte Polisario, legittimo rappresentante del popolo saharawi e dello sfruttamento delle risorse del Sahara Occidentale. «Condanniamo fermamente queste leggi, senza nessuna base di legalità internazionale, che non sono altro che l’ennesima conferma dell’espansionismo marocchino» ha detto il rappresentante del Polisario all’Onu, Mohammed Khaddad. Il quale fa sapere che il Fronte Polisario adotterà tutte le opzioni possibili per rispondere, facendo riferimento alle norme internazionali e alle tre sentenze della Corte di giustizia europea (Cjeu) che definiscono «illegittime» simili azioni perché «violano il diritto internazionale del principio di autodeterminazione del popolo saharawi, incluso il diritto alla sovranità permanente sulle sue risorse naturali».

Secondo l’associazione britannica Western Sahara Campaign, oltre il 92% della pesca marocchina è praticata nelle acque «saccheggiate» del Sahara Occidentale. La delimitazione del territorio marittimo è, inoltre, diventata motivo di tensione anche tra Marocco e Spagna, anche riguardo alle attività di esplorazioni petrolifere nell’area.

«Sfruttando l’impasse diplomatica dell’Onu il Marocco punta a un’annessione dei Territori occupati. , puntando anche sulla diplomazia e sullo sport per legittimitarla, ma il popolo saharawi può cambiare questo status attraverso il referendum di autodeterminazione», ha affermato Khaddad.

Un chiaro esempio di questa strategia da parte del Marocco è l’apertura delle sedi consolari di Comore, Gambia, Guinea e Gabon nei Territori occupati, in violazione anche delle regole interne all’Unione africana.

In termini sportivi, da oggi al 7 febbraio il Marocco ospita a El-Ayoun (Sahara Occidentale) la Coppa d’Africa per nazioni (CAN 2020) di futsal (calcio a 5), con corollario di polemiche e il boicottaggio dell’Algeria e del Sudafrica, vista «la strumentalizzazione di un evento sportivo e la sua connotazone politica e coloniale».