Il quinto Vertice bilaterale tra Unione europea e Unione africana dovrebbe riconfermare tutti i programmi di sostegno e cooperazione nelle aree che presentano maggiori criticità: Sahel, Corno d’Africa e Golfo di Guinea.

L’Unione europea concederà in particolare il rifinanziamento di tutte le missioni di pace – Sahel, Somalia, Repubblica Centroafricana – e in cambio pretenderà che i paesi dell’Africa sub-sahariana e del Nord Africa si impegnino a bloccare il flusso di migranti verso il continente europeo. In poche parole soldi in cambio di una limitazione del flusso migratorio, senza tenere conto di diritti umani, traffico e violenze nei confronti dei migranti in numerosi paesi.

Proprio sul versante africano, il vertice di Abidjan già prima di iniziare ha vissuto numerose difficoltà e polemiche. Dopo oltre un mese di fitte trattative, infatti, la Repubblica Araba Sahrawi Democratica (Rasd) parteciperà al summit in Costa d’Avorio. Notizia fino alla settimana scorsa niente affatto scontata, a causa dal boicottaggio intrapreso dal ministro degli esteri del Marocco, Nasser Bourita.

Rabat non accettava la presenza al vertice (e all’interno della stessa Unione africana) della Rasd, visto che è uno Stato non legalmente riconosciuto dalle Nazioni unite. Lo stesso ministro degli esteri francese Le Drian aveva sostenuto la posizione marocchina sull’incostituzionalità di uno Stato non riconosciuto.

La mancata convocazione della Rasd aveva provocato la reazione dei paesi africani che la sostengono – Algeria, Sudafrica, Nigeria e numerosi paesi dell’Africa australe – e che avevano minacciato il boicottaggio del vertice. Solo la mediazione dell’Alto rappresentante per gli Affari europei, Federica Mogherini, e del presidente dell’Unione africana Moussa Faki, è riuscita a ottenere la scorsa settimana «la partecipazione di tutti gli Stati dell’Unione, Rasd compresa».

Da parte sua, Brahim Ghali, segretario generale del Fronte Polisario e presidente della Rasd, ha espresso stima nei confronti dell’Unione africana e di Bruxelles visto che «questa convergenza di obiettivi ha vinto sulle manovre esercitate dal Marocco e dai suoi sostenitori (Francia, ndr) per escludere dal vertice la Rasd, paese fondatore e legalmente riconosciuto dall’Unione africana».

Una vittoria politica che mitiga le numerose difficoltà della Rasd. La missione di pace delle Nazioni unite (Minurso), nonostante la recente visita del nuovo inviato, il tedesco Horst Khoeler, sembra essere a un binario morto prima della sua scadenza (aprile 2018). La politica di Rabat diventa ogni giorno più aggressiva con arresti indiscriminati di attivisti e giornalisti sahrawi – come avvenuto a Gdeim Izik – con le proteste di numerose ong circa la violazione dei diritti umani.

Allo stallo politico e alla repressione si aggiunge, infine, la diminuzione di fondi che ormai non riescono più a sostenere e mantenere livelli decenti per la popolazione nei campi profughi nel deserto algerino a Tindouf – tra 100 e 200mila persone – con enormi difficoltà per cibo e sanità.