Venghino signore e signori, qui si fanno marchi a basso costo, ne abbiamo per tutti i gusti e tutte le categorie, colorati e in bianco e nero, di tutte le forme, per grandi e piccini, venghino signore e signori! Ma infatti, che ci vuole a fare un marchio? È una cosetta piccola così, son capaci tutti a metter su quattro linee una sull’altra e tirar fuori una cosa che abbia un senso, basta guardare l’immagine qui in alto, giusto?

Osservate bene per favore, prendetevi il vostro tempo, stiamo parlando di un’associazione cattolica americana, la «Catholic Church’s Archdiocesan Youth Commission» e questo marchio, disegnato nel 1973, ha vinto un premio assegnatogli dall’Art directors club di Los Angeles.

Lo so, siete perplessi, scommetto che non avete afferrato il senso delle parole di Gesù «Lasciate che i bambini vengano a me…» ma state pensando al film «Il caso Spotlight», una pellicola basata su un’inchiesta del Boston Globe sui parroci pedofili americani.

L’inchiesta del quotidiano vinse il premio Pulitzer e il film vinse l’Oscar come miglior film e miglior sceneggiatura originale. Come ti giri vinci un premio insomma. Però qui voltiamo pagina ed entriamo nel senso delle immagini. Adesso possiamo affermare che non è vero che per fare un marchio basta niente. Certo, è composto di pochi elementi ma devono essere quelli giusti altrimenti si fa confusione, come sopra. Sarebbe opportuno che la persona che disegna un’icona fosse consapevole di come la sua creazione viene percepita: il grafico deve vedere come vedono gli altri, altrimenti si incappa in errore. Un marchio, un logo, sono la sintesi di un concetto. Mentre in questa pagina voi vedete titoli, testi, colonne, foto e quant’altro, in un marchio vedrete una sola cosa e quella cosa è il concetto.

Per arrivare a questo bisogna levare e anche se sembra facile vi assicuro che non lo è. Perché bisogna levare i segni che non servono facendo sì che l’idea si percepisca più chiaramente.

Di solito i clienti vogliono aggiungere.

Prendiamo un apicultore che vuole un’immagine per la sua azienda. Chiederà un’ape, una celletta esagonale, una scritta, un’arnia, se il miele è di acacia ci vorrà l’albero che lo identifica, se il miele è di montagna vorrà la sagoma di quella montagna, e così via. Otterrà un mix di segni tale che non avrà un marchio ma un’illustrazione. Quando la stamperà alla dimensione di 5 millimetri vedrà una macchietta nera e rifiuterà il lavoro.

La colpa sarà sua e del grafico che, sperando di tenersi il lavoro, lo ha assecondato e così facendo ha perso la commissione. Venghino signori e signore!